Jesi-Fabriano

Jesi, inchiesta pubblica Edison: primo round. «Impianto che l’inquinamento non lo crea, lo rimuove»

Per oltre tre ore i rappresentanti della multinazionale si sono susseguiti nella illustrazione di tutti gli aspetti tecnici. Lunedì prossimo 30 settembre si prosegue con gli interventi del contraddittorio

Jesi, inchiesta pubblica Edison

JESI – Primo giorno dell’inchiesta pubblica sul progetto Edison, all’Hotel Federico II per oltre tre ore i rappresentanti della multinazionale si sono susseguiti nella illustrazione di tutti gli aspetti tecnici dell’impianto di trattamento rifiuti anche pericolosi e bonifica di terreni contaminati per il quale è stata chiesta autorizzazione alla realizzazione alla Zipa. In calce un paio (Daniele Massaccesi per Jesiamo e Paolo Cognini del Tnt), dei quindici interventi in calendario da parte di quanti hanno avanzata richiesta per partecipare al contraddittorio. Lunedì prossimo 30 settembre si prosegue con gli altri.

Jesi, inchiesta pubblica Edison

Edison dal canto suo difende bontà e sicurezza del progetto proposto. Nella delegazione dell’azienda, la responsabile relazioni istituzionali sul territorio Lavinia Bellioni, il responsabile sviluppo progetti economia circolare Edison Next Environment Giovanni Baldassarre, i consulenti Antonio Levato, Alessandro Balducci, Antonino Roncone e Michela Lugoni. Roberto Ronca, direttore unità business economia circolare Edison Next, afferma prima del via: «Sicuri che questo progetto abbia credibilità e fondamenta per andare avanti. Che non vuol dire fare un braccio di ferro. C’è stata una carenza di comunicazione non siamo sorpresi dalle contrarietà e capiamo che serve ci sia anche una accettabilità da parte della popolazione per un progetto così. Ma perché ci sia occorre fare uno sforzo reciproco, per capire come questo sia un impianto sicuro, utile e dalle ricadute economiche e ambientali positive per il territorio». Per Baldassarre: «Questo è un impianto che l’inquinamento non lo crea, lo rimuove. Se un impianto così viene autorizzato, sulla base delle norme, è perché è sicuro. La legge sui rifiuti in Italia è una cosa seria. L’amianto non è certo il business. L’amianto non lo creiamo ma lo rimuoviamo, inertizziamo, rendiamo non pericoloso. Né lo andiamo a cercare: una linea dedicata andava prevista perché, trattando terreni, può accadere di trovarvene una, minima, traccia».

In ballo un progetto da 50milioni di euro, due anni di cantiere, per un impianto «non enorme ˗ dice Levato ˗ in Italia ce ne sono sei più grandi». E le Marche, secondo Levato, ne hanno bisogno. «Qui cantieri, penso a quelli della ricostruzione, si fermano o aumentano i costi perché inviano fuori tonnellate di rifiuti. E dal 2025 la normativa prevede che se si vuol fare una nuova strada, una percentuale del materiale utilizzato debba obbligatoriamente essere inerte recuperato, come quello che produrrà lʼimpianto».

Perché Jesi? «Valutata l’ex Montedison di Montemarciano ma a meno di 300 metri dalla battigia è area a tutela integrale. Lo stesso per Ostra, a Ostra Vetere e Fabriano mancavano aree». E sulla carenza di indicazioni di alternative alla localizzazione, «una sentenza della Cassazione dell’aprile 2024 ha negato che i proponenti privati vi siano tenuti» dice Levato. Per Ronca «Edison riflette su patrimonio e asset che ha. Questo il più idoneo, anche rispetto ai vincoli che riguardano altri suoi siti sul territorio. Di Turbogas, per dire, non è ancora autorizzato lo smantellamento».

Infine, i nuovi silos le cui altezze previste al momento richiedono un passaggio in Consiglio comunale per derogare ai limiti del Prg per la zona Zipa, potrebbero essere abbassati e saltare tale ostacolo? «Se in sede di conferenza di servizi verrà chiesto  di abbassarli, si potrebbero rivedere gli spazi ˗ dice Bellioni ˗ ma non sarà certo la azienda a farlo autonomamente per bypassare il Consiglio».

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