JESI – Marxford è tornato a casa. Lo scorso 9 gennaio è è riuscito finalmente a rientrare in Ghana e riabbracciare i suoi genitori e i suoi 4 figli. Ha trascorso 12 anni in Italia di cui 9 a Jesi e almeno 4 in strada. Era un maestro di scuole superiori nel suo paese, ma sognava di venire in Italia, trovare un lavoro e mantenere la sua famiglia. Non è andata così. Dopo i primi anni trascorsi nel meridione a lavorare in agricoltura, si è trasferito a Jesi dove non è riuscito a trovare una sua collocazione e, quando è finito a dormire per strada, il passo verso l’alcolismo è stato breve. Sì perché Marxford beveva, un po’ per combattere il freddo, ma soprattutto per non pensare al fatto che non ce l’aveva fatta.
Nel 2020 ha chiesto aiuto. Voleva tornare a casa e realizzare il suo sogno di aprire un negozio di generi alimentari in Ghana. Si rivolge alla Caritas che si mette in contatto con una delle associazioni che si occupano di rimpatrio volontario assistito. Sembravano esserci buone possibilità, ma per assenza di fondi il progetto non va in porto. Dal 2020 al 2022 la Caritas si è messa in contatto con altre due associazioni. Fiumi di telefonate, mail, incontri ma niente. Marxford non riusciva a tornare a casa. Questa situazione ha generato in lui un profondo sconforto e sfiducia nelle istituzioni.
La svolta è arrivata a fine 2022 quando l’ASP e la Caritas, mettendo insieme delle risorse, hanno iniziato a collaborare per tentare di realizzare il sogno di Marxford, un sogno che ormai sembrava irraggiungibile. Si sono rivolti all’ambasciata e nel giro di pochissimo, grazie anche all’intervento di un funzionario molto attento, è arrivato il lasciapassare, un documento provvisorio della durata di 30 giorni per permettere a Marxford di tornare a casa. Da lì in poi è stata tutta una corsa, per acquistare il biglietti, reperire dei contatti della famiglia in Ghana, della sorella in Olanda, mandare dei soldi per dare una mano a Marxford per aprire il suo negozio. Ed è arrivato il lieto fine.
Il 29 dicembre scorso due operatrici ASP e Caritas sono andate al Campo Boario dove Marxford aveva la sua tenda, e viveva da 4 anni per dargli la notizia che il 9 gennaio sarebbe potuto tornare a casa. Al telefono con la sorella nel darle la notizia ha pianto. Un pianto liberatorio di chi in qualche modo ce l’aveva fatta. Il giorno prima della partenza al Campo Boario c’è stata una piccola festa di commiato con i suoi pochi amici, una festa fatta di risate e lacrime, emozioni contrastanti.
Il viaggio di Marxford è iniziato con il treno verso Roma, accompagnato dall’operatore Caritas Gabriele. Un viaggio di 50 ore andata e ritorno per far sì che tutto andasse liscio. E così è stato. Finalmente è a casa.
«Non è la prima volta che ASP e Caritas collaborano per realizzare il sogno di una persona senza dimora di rientrare nel suo paese di origine – evidenziano le due associazioni -. E non è la prima volta che Gabriele fa un viaggio di tre giorni per riaccompagnare una persona a casa. È successo solo due anni fa e forse succederà ancora. Squadra che vince non si cambia, va bene. Ma questo pone un interrogativo importante sulle istituzioni nazionali deputate ai rimpatri volontari e non. Noi ci poniamo questo interrogativo, ad oggi senza risposta, ma andiamo avanti. Impegnando risorse economiche e umane e mettendoci il cuore. E ci proviamo a dare una speranza a chi quella speranza l’ha persa».