JESI –L’immagine di Giovan Battista Pergolesi era fissata, da oltre 25 anni, in un modello in plastilina rimasto nello studio dell’autore, lo scultore e docente jesino Giuseppe Campitelli, scomparso nel 2005. «Idea spontanea, salvare e preservare quell’opera. Con la speranza di potere, presto, darle realizzazione in un materiale eterno» dice Massimo Ippoliti, che del medaglione pergolesiano progettato da Campitelli ha fatto oggi un bassorilievo in gesso che, donato dalla famiglia dell’artista, sarà conservato, in deposito, presso la Fondazione Pergolesi Spontini.
Stamane, alla presenza dei familiari di Campitelli, del direttore Generale della Fondazione Pergolesi Spontini Lucia Chiatti, dell’assessore alla cultura Luca Butini e di Massimo Ippoliti, la presentazione della donazione.
«L’opera di mio padre andava tutelata e protetta – ha detto Paola Campitelli, accompagnata dal marito Bruno Mangiaterra – che venga ricordato con affetto e in questa maniera ci fa molto contenti». Parole condivise dalla nuora di Giuseppe Campitelli, Brunella Pimpini, pure presente.
L’artista aveva progettato un grande medaglione con l’effige di Giovanni Battista Pergolesi nel 1996, per arricchire insieme ad una lapide in marmo – questa l’idea originaria di Campitelli – la Cattedrale di Jesi dove il grande musicista fu battezzato il 4 gennaio 1710. Lo scultore ne aveva realizzato un modello in plastilina, nella speranza di procedere un giorno con la fusione in bronzo dell’opera. Il progetto era però rimasto nello studio di Giuseppe Campitelli e il modello rischiava di rovinarsi e di andare perduto. Ora è stato recuperato.
La Fondazione lo sistemerà all’interno degli spazi espositivi del Teatro Pergolesi, parte integrante della rete museale cittadina. La speranza è quella di poter valorizzare il progetto con una fusione in bronzo, così come concepito originariamente dall’autore. «Occasioni come questa – dice Chiatti – ci danno l’occasione di riflettere sul valore del patrimonio materiale e immateriale che, come Fondazione, ci viene dato in gestione, non come meri custodi ma col compito di trasmetterlo». Per Butini, l’omaggio ad un artista che «toccato il cuore della città con tutta la sua attività e che ora la città ricorda con affetto».
A ricordare Campitelli, anche l’ex sindaco Vittorio Massaccesi, che con Campitelli collaborò per la realizzazione del Monumento ai Caduti di viale Cavallotti. In città infatti, Campitelli è stato autore del “Monumento ai Caduti di Jesi in tutte le guerre”, del “Monumento al Bersagliere”, del “Monumento ai caduti del mare” e della Lapide dedicata ad Eraclio Cappannini.
Giuseppe Campitelli, la vita
Nato a Jesi il 10 ottobre del 1926. La sua prima formazione artistica era avvenuta in famiglia, frequentando la bottega del padre, Amedeo, e lo studio del cugino Coriolano. Si era diplomato geometra, ma la sua vocazione artistica finì con il prevalere: nel 1948 si diplomò al liceo artistico di Roma. Dal 1954 al 1981 insegnò disegno nelle scuole medie di Jesi. Esperto nella progettazione architettonica e dell’ambiente urbano, dal 1964 fece parte del Consiglio degli Istituti Riuniti di Beneficenza. Eletto consigliere comunale nella lista del partito socialista italiano alle amministrative del 1970 e del 1975, nello stesso periodo fu anche assessore comunale all’urbanistica.
Le sue opere più significative appartengono alla scultura; la più nota è il Monumento ai Caduti di tutte le guerre. Suoi anche il Monumento al bersagliere a Jesi e il Monumento ai valori universali della vita, a Castelbellino Stazione. Per la cappella dell’ospedale eseguì l’altorilievo in bronzo La Resurrezione. Altro altorilievo, pure in bronzo, quello del partigiano Eraclio Cappannini destinato alla scuola elementare omonima. Per il Comune di San Paolo di Jesi eseguì il busto in bronzo raffigurante Domenico Ricci, l’appuntato dei carabinieri ucciso a Roma dalle brigate rosse mentre era di scorta all’on. Aldo Moro. È morto il 2 marzo del 2005.