JESI – La scena che si sono trovati davanti i Carabinieri era davvero surreale nella sua drammaticità: un giovane uomo, 35 anni, con un coltello in mano, davanti al portone di casa, che incitava i militari a sparargli.
«Sparatemi, forza», urlava con voce alterata, «altrimenti potrà accadere di peggio. Sparatemi…».
E il peggio era rappresentato dalla presenza della madre e della sorella, praticamente impedite a uscire dall’abitazione perchè sotto la minaccia di quell’arma letale che il congiunto impugnava.
La telefonata alla centrale operativa era arrivata poco prima, nella notte di mercoledì scorso, 23 maggio, alle 2.45. Era proprio lui al telefono che, in modo concitato, pretendeva che i Carabinieri si portassero immediatamente presso la sua abitazione, in centro città.
«Venite presto, che qui può accadere di tutto, sto dando da matto».
I militari sono piombati sul posto, con un equipaggio composta dal maresciallo Roberto Scarpone e dall’appuntato Luciano Fabbri, mentre l’uomo insisteva perché facessero fuoco su di lui, hanno iniziato a parlargli, a calmarlo, rassicurarlo, cercando in ogni modo di non far precipitare la situazione, già difficile. Il tutto è andato avanti per una mezz’ora.
E ci sono riusciti, bloccando ogni suo eventuale altro tentativo sconsiderato, di farla finita, anche “indirettamente”. L’uomo riferiva di aver assunto un cocktail di farmaci e alcool con il preciso intento di suicidarsi, aggiungendo che il suo stato era determinato dalla separazione coniugale avvenuta circa due anni fa.