JESI – «Contento di essere in una città che, con la vicenda Caterpillar, ha avuto un ruolo in una battaglia politica importante: il decreto delocalizzazioni non è esattamente ciò che avrei voluto ma oggi ci sono degli strumenti e si è dimostrato che può esserci una risposta diversa dall’alzare le mani di fronte a una multinazionale che decide di andare via». Così il ministro del Lavoro Andrea Orlando, ieri 8 giugno a Palazzo dei Convegni vicino al candidato sindaco della coalizione di centrosinistra (Pd, Jesi in Comune, Repubblicani Europei, Con Senso Civico, Jesi Respira), Lorenzo Fiordelmondo.
Tema del confronto il lavoro, Fiordelmondo ricorda: «Per una città che non resti chiusa all’interno delle mura ma sappia essere in un discorso nazionale e europeo, occorre saper muovere tutte le leve istituzionali disponibili».
Per il ministro «Col costo in aumento dei trasporti, molti iniziano a pensare sia conveniente riportare indietro le produzioni: la differenza la faranno i territori che si attrezzano per l’attrattività, con amministratori capaci, e la qualità della manodopera. Dal Pnrr, 5 i miliardi da investire in formazione nei prossimi 3 anni». Sul tema salario minimo, «i tempi devono essere i più stretti possibile per affrontare la questione del lavoro “povero”. La direttiva europea ci lascia molti margini e strade diverse, percorriamo quella che ha una maggioranza parlamentare e condivisione con le forze sociali. Ciò che non si può fare è rimanere fermi: significa far crescere ancora di più i contratti pirata e far sprofondare i lavoratori sotto i colpi dell’inflazione. Se si vuole, una strada si trova». E ancora, «non sono certo contrario a ridurre il cuneo fiscale sul lavoro ma non basta: in 30 anni il cuneo, sia pure di poco, è diminuito ma i salari non sono cresciuti. Le cose devono procedere insieme: se si continua a dire, prima una cosa poi l’altra, vuol dire che non si vuole fare niente».
Infine, «Il Pd – dice Orlando – credo sia la forza che in questo momento si è assunta la responsabilità di tirare fuori il Paese da una situazione molto difficile e che si è intestata il tema della lotta alle diseguaglianze sociali e della difesa del lavoro. Una ragione in più: in due, tre anni non abbiamo fatto niente di ciò che suggeriva la destra. Né il “libera tutti” in pandemia né la battaglia contro l’Europa nel momento in cui era l’unico interlocutore per ripartire. Vorrei ricordare che Lega e Fratelli d’Italia hanno votato contro il Pnrr al Parlamento europeo».