JESI – «La proposta di referendum è stata bocciata, addirittura etichettata “inutile” e “inopportuna”, con motivazioni pretestuose degne della più faticosa delle arrampicate sugli specchi. Alla luce di tutto ci sentiamo però in dovere di dire alla città che non siamo disposti a mollare».
Così il Pd di Jesi, dopo il dibattito consiliare sull’accettazione del lascito ereditario di Cassio Morosetti, lo spostamento da piazza Federico II a piazza della Repubblica della fontana dei leoni a questo collegata, e il no della maggioranza alla richiesta di consultazione dei cittadini avanzata da Pd e Jesi in Comune. «Continueremo, con ogni mezzo democratico a disposizione, a tentare di dare voce all’espressione libera e consapevole dei nostri concittadini». Si sta valutando se continuare a tentare la via del referendum passando dalla raccolta firme (ne occorrono 2 mila).
«Il consiglio comunale – attacca il segretario dem Stefano Bornigia – ha dato il suo assenso ad un percorso confezionato da tempo dalla maggioranza e finalizzato a confermare una decisione già presa, sin dal primo momento. È stato sempre chiaro che l’intenzione fosse procedere di tutta fretta per timore di perdere le economie offerte dal lascito di Morosetti. Le stesse hanno avuto una chiara precedenza sul parere dei nostri concittadini. Gli eventi che si sono susseguiti da luglio ad oggi, lo hanno evidenziato con una chiarezza solare. Tutto come previsto, purtroppo».
Bornigia parla di «maggioranza sorda non tanto e non solo verso le istanze avanzate dalla minoranza consiliare quanto semmai alla richiesta di consultazione che è emersa, in modo molto chiaro, dalla città. Che andava indiscutibilmente ascoltata. Soprattutto in una occasione come questa, nella quale il desiderio posto a condizione del lascito testamentario – lo spostamento della fontana delle leonesse – non era mai stato né parte del programma di mandato, né parte del programma dei lavori pubblici dell’attuale amministrazione. Due milioni di euro possono essere importanti per le casse di un ente, lo sappiamo. Ma il consenso dei cittadini, la loro espressione libera e democratica su una decisione che incide nei loro tratti urbani identitari, lo è e lo deve essere necessariamente di più».
Secondo il Pd: «Questa amministrazione avrebbe potuto procedere sin da subito, da luglio, ad accertarsi, anche con forme diverse e più snelle del referendum, che la città avesse a cuore di accogliere la proposta di Cassio Morosetti. Ci sarebbe stato tutto il tempo per farlo. Ha invece ritenuto più opportuno allestire un carro informativo e dei convegni “esplicativi”. Ascoltare la città con qualche forma di consultazione, non è parso importante. Non è stato fatto, per l’ovvietà che la situazione ha rappresentato in Consiglio in modo plastico: le risorse offerte dal singolo offrono possibilità, il consenso della collettività no. Si può fare pure senza».