Jesi-Fabriano

Jesi, movida rumorosa. L’opposizione: «Comune assente»

Lamentele dei residenti per gli schiamazzi e la sporcizia del fine settimana, la minoranza va all'attacco. I gestori dei locali hanno chiesto aiuto all'amministrazione

La movida a Jesi (immagine di repertorio pre-covid)

JESI – Sporcizia e schiamazzi notturni, i residenti del centro storico tornano ad alzare la voce. La movida crea disagio a chi vive all’interno della cinta muraria. A chiedere aiuto all’amministrazione, anche i gestori dei locali, che hanno invocato un aiuto per far defluire le persone da vicoli e piazze dopo la chiusura delle attività. E l’opposizione va all’attacco.

«Non esiste, al momento, un punto di equilibro tra il desiderio di svago delle persone, le esigenze dei locali e la quiete richiesta dai residenti del centro, troppo spesso costretti a ripulire davanti l’uscio di casa all’indomani delle serate. Ma va assolutamente trovato, essendo legittime le tre istanze – spiega il consigliere del Pd, Lorenzo Fiordelmondo -. Un compromesso proficuo, a mio parere, è possibile. Innanzitutto, non può essere solo ed esclusivamente il centro storico il luogo deputato alla cosiddetta “movida”, perché non è stato concepito per svolgere tale funzione. Andrebbe inoltre attivato, o rafforzato se già esiste, un tavolo di confronto fra le persone coinvolte, residenti e gestori dei locali in primis. Si potrebbero, ad esempio, introdurre professionisti che possano monitorare la situazione ed evitare schiamazzi e degrado, come accade in altre città. Sarebbe utile anche poter usufruire di bagni pubblici per evitare che i vicoli diventino latrine a cielo aperto. Non è più questione, secondo me, di come ci si diverte, bensì di come si vuole vivere la città. Serve, insomma, un punto di equilibrio, così come servono le forze dell’ordine negli orari di deflusso dai locali. Gli abitanti del centro non possono farsi carico, da soli, di questo eccesso, di questo disequilibrio. Il Comune deve assolutamente governare questa situazione, coordinando le parti in causa per raggiungere un accordo in grado di far divertire, far lavorare e far rilassare, rispettando Jesi».

Duro anche il movimento Jesi in Comune: «Mentre l’Amministrazione si concentra sulla ripavimentazione del corso, su spostamenti di fontane e parcheggi a pagamento, il centro storico si è risvegliato, questa domenica mattina, come oramai da molti fine settimana, con una montagna di lamentele e sfoghi che i residenti riversano nei social e sulla stampa locale – scrivono i consiglieri Agnese Santarelli, Samuele Animali e Francesco Coltorti -. L’escalation di questi ultimi due fine settimana ha oramai raggiunto livelli di insostenibilità tali che i residenti hanno subissato di chiamate le forze dell’ordine, con evidenze che si possono leggere su gran parte della stampa locale. Dall’altro lato, gli stessi gestori delle attività serali hanno chiesto con fermezza un aiuto per poter garantire alla massa di giovani e giovanissimi di poter defluire rapidamente dopo l’orario di chiusura, fissato a Jesi per le due di notte a seguito dell’emergenza Covid-19. Senza entrare nel merito, né tanto meno voler esprimere giudizi creando ulteriori steccati tra chi in centro vive e chi invece il centro lo frequenta, emerge con chiarezza un grande assente, oggi come in questi ultimi anni, comunque costellati di lamentele, segnalazioni ed esposti: l’Amministrazione comunale. Amministrazione che in questi anni non ha capito o non ha voluto capire il fenomeno dell’affollamento notturno del centro storico (evitiamo di usare il fastidioso termine “movida” poiché storicamente e culturalmente avulso dal contesto attuale e locale), non lo ha in qualche maniera armonizzato con le esigenze di tutte le parti in causa e ora, in un periodo peraltro molto complesso anche a livello sanitario, ha completamente perso di vista il tutto, come la palese richiesta di aiuto da parte dei gestori dei locali e la contemporanea e legittima richiesta di rispetto, decoro e serena convivenza dei residenti dimostrano».

Non manca la stoccata: «Se l’assessore Butini, vestendo i panni di professionista sanitario, esterna frequentemente inviti alla cautela – chiosa Jesi in Comune -, viene da pensare che sarebbe opportuno aprire una profonda riflessione sul ruolo anche culturale di questa Amministrazione, ruolo che l’attualità sta delineando in tutta la sua assenza».