JESI – Una sala per ascoltare musica da dischi in vinile (SAM). Per discuterne insieme e tradurre sensazioni ed emozioni in parole. A lanciare l’idea, concretizzandola in via di Giorgio Martini, 5 a Jesi (Case Galvani), la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi.
«Un progetto già pronto un anno fa, temporaneamente bloccato dal lockdown – spiega Mauro Tarantino, il segretario generale della Fondazione Carisj -. Ora, finalmente, possiamo farlo partire. A metà mese, organizzeremo un evento per presentare questo spazio. Sarà aperto a piccoli gruppi, si potranno organizzare laboratori. Ci sarà la possibilità, insomma, di approfondire l’ascolto della musica. Un approccio più profondo alla melodia e a ciò che suscita in noi».
I locali saranno gestiti dall’associazione di Promozione Sociale A.R.S. «Proprio in questo momento di ansia, sconforto e smarrimento – spiegano gli ideatori e i coordinatori – vogliamo contribuire con le loro iniziative ad alleviare per quanto possibile questa sofferenza diffusa, soprattutto a carico dei giovani. Perché la musica? Perché è un linguaggio universale. Ascoltare la musica è uno dei grandi piaceri della vita. Ascoltare un disco, in questo caso in vinile, un grosso disco, che va scelto, preso e usato su di un piatto, ha un valore, il valore di prendersi del tempo per dedicarsi solamente ed esclusivamente ad una cosa. Da questo ascolto rilassato, da una posizione di vuoto, ma con un orecchio attento e attivo ricreiamo la base, facciamo breccia, permettiamo una apertura su nuovi mondi, soprattutto interiori. La SAM è dotata di una stanza per l’accoglienza con una postazione per la segreteria, dei mobili per la conservazione dei vinili, una stanza per l’ascolto con piatto lettore vinile, casse stereo, sedie. Per ora, nel rispetto delle norme COVID vigenti, allestiremo postazioni di ascolto in sicurezza in un cortile all’aperto adiacente alla SAM sempre dentro la Fondazione a numero chiuso, in giorni ed orari ben precisi».
Il primo laboratorio sarà attivato dal musicista David Uncini e dallo psicologo Luca Di Maio. «Ci rivolgiamo principalmente ai giovani. Ma non esclusivamente – spiegano Uncini, Di Maio e l’associazione A.R.S. – Intendiamo valorizzare l’enorme capacità curariva della musica, promuovendo le connessioni cognitive, emotive, psicologiche e pedagogiche che si attivano condividendo l’ascolto di un brano, che con l’isolamento si sono un po’ perse. Vogliamo utilizzare il potere aggregante della musica, la sua capacità di proteggere la vita e di colorarla, ovviamente in piena sicurezza. È una terapia vera e propria, individuale e collettiva. Utilizzando una parola tanto abusata in questo periodo, questa piccola sala è una grande opera di resilienza, un approccio positivo e propositivo in un momento così cupo e negativo. A Jesi non ci sono luoghi con queste caratteristiche. La sua valenza, pertanto, è rilevante e speriamo riporti un po’ di speranza nei nostri cuori».