JESI – «Non c’è una trasmissione dimostrata del virus Dengue nelle Marche». A tranquillizzare gli animi sul nuovo caso di malattia tropicale che ha colpito nuovamente in città nel giro di poco più di un mese è il professor Andrea Giacometti, direttore della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona. Il secondo caso di Dengue, che questa volta ha infettato un giovane rientrato da un viaggio all’estero, ha suscitato un certo allarme tra la popolazione per il timore di una eventuale epidemia. Il primo caso di infezione si era verificato, infatti, non molto tempo fa, agli inizi di agosto quando ad essere colpito dalla malattia tropicale trasmissibile attraverso la puntura di zanzara, era stato un cittadino straniero, anche lui residente a Jesi e rientrato da un viaggio nel suo paese di origine.
Ora il ragazzo sta migliorando, ma la Asur ha disposto in via cautelativa e precauzionale una disinfestazione nelle vicinanze dell’abitazione del giovane per scongiurare l’ipotesi di una eventuale trasmissione del virus attraverso la zanzara tigre che, pungendo una persona infettata, potrebbe trasmettere il virus anche ad altri.
Professor Giacometti come mai due casi in così breve tempo e sempre a Jesi?
«È una coincidenza, non c’è una epidemia in atto. Trattandosi di persone rientrate da vacanze all’estero si tratta certamente di una malattia acquisita in quei paesi, cioè dei cosiddetti “casi di importazione”, non di casi autoctoni. In pratica, l’infezione è stata contratta all’estero, non in Italia».
Come si manifesta l’infezione da Dengue?
«È una malattia trasmessa da un virus (arbovirus), la maggior parte delle volte è asintomatica, ma a volte può manifestarsi come una forma influenzale e, in casi più rari, può dare origine a forme più gravi che possono anche portare alla febbre emorragica, ma si tratta comunque di casi piuttosto rari. Quando questa malattia si manifesta in forma grave si tratta generalmente non della prima infezione da virus Dengue ma piuttosto di una seconda infezione con un altro genotipo dello stesso virus. È possibile che alla base di queste forme gravi vi sia una reazione immunitaria. Nei due casi di Jesi si tratta di turisti che, se hanno già fatto altri viaggi all’estero in Paesi dove la Dengue è endemica, potrebbero aver contratto l’infezione non per la prima volta».
L’Asur ha predisposto la disinfestazione dell’area nei pressi dell’abitazione del ragazzo colpito dalla malattia infettiva, ma quali sono gli effetti sulla salute per i residenti della zona? Ci sono rischi?
«Per la disinfestazione vengono usati insetticidi che uccidono le zanzare tigri responsabili della trasmissione del virus della malattia mediante un meccanismo di paralisi neuro-muscolare. Questi insetticidi vengono rilasciati nell’ambiente esterno e, se restiamo in casa con le finestre chiuse non dovrebbero sorgere problemi. Ovviamente, se invece restiamo esposti respirandone quantità eccessive possono insorgere fastidi vari, ma si tratta più che altro di disturbi gastrointestinali, vertigini, nausea, vomito. Il razionale della disinfestazione è che uccidendo gli insetti vettore si garantisce che non possano comparire casi di infezione autoctona, ossia casi di Dengue contratti in Italia».
Un’operazione estremamente importante, la disinfestazione, per la salute pubblica. Ad eseguirla sarà l’azienda jesina Quark che nelle Marche è esegue queste operazioni per l’Istituto Zooprofilattico dell’Asur Marche. La Quark era già intervenuta in occasione del primo caso di Dengue, ma ha eseguito disinfestazioni anche nei casi di chikungunya, un’altra malattia virale trasmessa dalla puntura delle zanzare.
La disinfestazione viene eseguita in orario notturno tra venerdì 20 e sabato 21 e tra sabato 21 e domenica 22 settembre, a partire dalle ore 1.00. L’insetticida è diffuso tramite gli atomizzatori nel raggio di 200 metri dall’abitazione del ragazzo infettato, come previsto dal protocollo, nel quartiere ex Smia, con un perimetro indicativamente individuato tra viale del Lavoro, via Anconetani, via Padre Pellegrini e via Fava.
Durante l’intervento, eseguito con prodotti non pericolosi per la salute umana, la popolazione residente in quell’area deve chiudere le finestre e restare in casa, così come deve tenere all’interno dell’abitazione gli animali domestici. Ma le operazioni sono sicure e seguono il protocollo dettato dal Ministero della Salute, tranquillizzano il presidente di Quark Gianluca Spallotta e l’amministratore delegato e direttore tecnico Fabio Agabiti Rosei che spiegano come l’accorgimento di chiudere le finestre sia dovuto non dalla tossicità del prodotto, ma dall’odore. Vengono infatti utilizzati presidi indicati dal Ministero della Salute.