JESI – Torna sul palcoscenico la commedia “Ha da riva’ Serafì”. In occasione dei 45 anni dalla morte di Lello Longhi, uno tra i maggiori poeti dialettali di Jesi, e a 34 anni dall’ultima rappresentazione dello spettacolo al Teatro Pergolesi di Jesi, l’associazione Culturale “Sipario!” presenta “Ha da riva’ Serafì”: commedia in due atti in dialetto jesino, di Lello Longhi, regia Claudio Corinaldesi. Lo spettacolo in scena il 23, 24 e 25 febbraio. L’evento è realizzato in collaborazione con Fondazione Pergolesi Spontini e Comune di Jesi. Il copione è stato messo a disposizione del gruppo teatrale Sipario Jesi dalla famiglia di Lello Longhi.
Lo spettacolo andrà in scena al Teatro Pergolesi in tre repliche, venerdì 23 febbraio ore 21.15, sabato 24 febbraio ore 21.15, e domenica 25 febbraio ore 17.15. Con questa proposta, la compagnia “Il Sipario” di Jesi rende omaggio a Lello Longhi. “Ha da riva’ Serafì” è la sua prima commedia, e anche l’ultima rappresentata al Teatro Pergolesi. Scritta nel 1952, debuttò sul palcoscenico del teatro jesino nel 1954, con grande successo. Vi fu poi rappresentata un’ultima volta dalla “Filodrammatica Dialettale Lello Longhi” diretta da Franco Morici: era il dicembre 1990.
Lello Longhi (all’anagrafe Aurelio) ha saputo leggere, come pochi, nell’anima della nostra gente, coglierne il sentimento e l’arguzia, sempre attento a sottolineare i valori della famiglia, dell’amicizia, e del sociale. È sicuramente uno dei maggiori poeti dialettali jesini, ma lui non si considerava un vero poeta. Una volta ebbe a dire: «Vede mi si deve considerare un poeta così come viene considerato pescatore quel dilettante che per passare qualche ora lasciatagli libera dal normale lavoro, va a trascorrerla sulle rive di un fiume con esca e lenza. Se riesce a prendere qualche bella trota, tanto meglio. Diversamente, anche se porta a casa soltanto un paio di piccoli e spinosi barbi, è soddisfatto lo stesso perché il tempo, impiegato più o meno bene, lo ha dedicato al suo hobby».
Nato a Jesi nel 1901, orologiaio, scrittore in lingua e in vernacolo, nel 1952 scrisse la sua prima commedia “Ha da rivà Serafì! e nel 1956 pubblicò la sua prima raccolta di poesie, “La campana de San Fiorà”.
Negli anni Cinquanta iniziò la produzione di commedie, in dialetto: “Ha da rivà Serafì” (tradotta in italiano – Il ritorno di Serafino – venne segnalata su un totale di 360 copioni al Concorso nazionale “Premio Riccione 1954”), e poi “Bacetti e sganasciù”, “Consigliere e pe’n pelo sindago”, “Miss Vallesina”, “La Tombola de San Settì”, “Quant’era bono el poro nonno”, “Righétto e fòri giògo”.
Ed ancora: “Scagnozzetta” bozzetto semidialettale, “Tre muse” un atto brillante, “Senza focolare” bozzetto drammatico, “Accadde una notte” fantasia in due tempi, “Numero quindici…” scherzo comico, e “Mistiganza jesina” satira comico musicale.
A questi sono da aggiungere scenette rappresentate in spettacoli di arte varia e trasmesse dalla Rai. Scrisse anche, in italiano, nel 1962, un dramma in tre atti sulla vita di Pergolesi.
«Le commedie di Longhi sono felici pennellate di vita jesina, ma non solo: in esse c’è anche l’uomo di teatro, capace di raccontare in maniera compiuta e convincente una storia, di costruire l’azione scenica, di dare contenuto ai personaggi per renderli veri, credibili, insomma di fare teatro.», spiegano.
Non a caso alcuni suoi lavori sono stati rappresentati fuori delle mura jesine. Tra queste, “Ha da rivà Serafì”, che al Pergolesi aveva stabilito un record: cinque recite a teatro esaurito. La commedia venne rappresentata al teatro Rossini di Roma nella primavera del ’67 dalla compagnia di Checco e Anita Durante. Lello Longhi aveva svolto anche attività giornalistica. Collaborò fin da giovanissimo con la Gazzetta del Veneto e con il giornale locale Il Montirozzo. Fin dal primo numero e per diversi anni, fu tra i collaboratori più puntuali e più letti di Jesi e la sua Valle.
Nel 1968 pubblicò anche un libro “Rigadì de casa”: un dizionario e studi sul dialetto jesino, con una raccolta dei modi di dire più popolari.
Nel 1979 usciva il suo ultimo volume “Mistiganza Jesina”, prose rime chiacchiere in dialetto.
Mori il 26 marzo del 1979.