Jesi-Fabriano

Parco del Vallato, il sociologo: «Disagio da gestire attivando politiche giovanili»

Intervista al docente di Sociologia generale all'Università Politecnica delle Marche, Vittorio Lannutti nel merito degli episodi denunciati nell'area verde di Jesi

Parco del Vallato
Il Parco del Vallato all'attenzione delle forze dell'ordine

JESI – Parco del Vallato all’attenzione delle forze dell’ordine che ieri (13 novembre) hanno identificato due uomini che si stavano azzuffando.

vittorio lannutti
Il sociologo jesino Vittorio Lannutti

Controlli massicci e telecamere sono le richieste più insistenti ma possono risolvere il problema? Lo abbiamo chiesto a Vittorio Lannutti, docente di Sociologia generale all’Università Politecnica delle Marche. «È vero che occorre intervenire, non intendo sottovalutare gli episodi, ma è pur vero che viene data molta enfasi a certe situazioni perché viviamo in piccole realtà. Le telecamere e l’intervento massiccio delle forze dell’ordine devono essere l’ultimo passo: penso che si debba fare prima un intervento strutturato di politiche sociali e giovanili. Penso all’Asp, all’assessorato competente, alle realtà associative e sportive, del nostro territorio. Non si può ricorrere alle telecamere senza prima aver percorso altre strade: la politica dovrebbe fare un lavoro di coordinamento delle realtà presenti sul territorio che possono fare prevenzione. Nel nostro Paese parliamo sempre più di emergenza e sempre meno di prevenzione, di attenzione alle esigenze reali dei cittadini».

Spesso si parla di babygang, ritieni che sia un termine corretto?
«È sbagliato: capisco che abbia un certo rilievo chiamarle così, ma le babygang sono altro. Hanno rituali simili a quelli delle cosche mafiose, ci sono gerarchie, non sono ragazzini che commettono un atto vandalico ma giovani che lottano tra loro e commettono reati molto gravi».

Con questo non si vogliono sminuire gli episodi.
«Ovviamente nei confronti di chi commette un atto vandalico, di chi rompe un patto sociale, vanno presi dei provvedimenti. Sanzioni certo, anche i ragazzi hanno responsabilità in relazione all’età. Abbiamo però dinanzi un fenomeno complesso che non riusciremo a risolvere se trattato con semplicità, per questo mi chiedo quali sono le politiche sociali del Comune?».

Facendo semplificazioni non si rischia di innescare una bomba sociale?
«Sicuramente il rischio che una situazione degeneri c’è, se non si agisce in maniera strutturata. La società italiana è per buona parte multietnica: dividere tra noi e loro non ha più senso, significa non voler vedere la realtà dei fatti. Quando non vengono attuate politiche virtuose il rischio di una bomba sociale c’è: penso alle banlieue di Parigi, impariamo dagli errori degli altri – conclude il sociologo jesino -. I segnali vanno colti finché si tratta di casi isolati. Tutti sanno che si dovrebbe agire in questo modo, ma si preferisce non affrontare in modo virtuoso la situazione».