Jesi-Fabriano

Jesi, dimesso l’ultimo paziente covid. Si chiama Francesco ed ha 34 anni. Ecco la sua storia

Per il giovane pesarese un lungo calvario iniziato ai primi di marzo e non ancora concluso. Ma ora torna a casa. Il suo messaggio: «Siate prudenti»

Il giovane Francesco Foschi collegato in videoconferenza

JESI – Verrà dimesso oggi, 23 luglio, l’ultimo paziente affetto da covid ricoverato all’ospedale di Jesi, che torna così covid-free. Il 34enne Francesco Foschi, di Montelabbate (Pu), è in realtà già guarito dal coronavirus, ma era alle prese con una lunga e impegnativa riabilitazione. Uscirà dal Carlo Urbani nel pomeriggio, nonostante le conseguenze della malattia: ancora non si alimenta correttamente e parla poco con voce debole: un segnale di speranza certamente, ma a cui il giovane e il personale che l’ha seguito in questi mesi vogliono aggiungere anche un messaggio di prudenza: l’emergenza non si è conclusa, fare gli spavaldi non giova.

Francesco, ingegnere classe ‘86, si era ammalato ai primi di marzo, presumibilmente dopo una cena tra amici: non aveva partecipato a grandi eventi né sportivi né sociali ed era in salute. Per alcuni giorni ha avuto 39 di febbre e non riusciva a guarire. Su consiglio della ragazza, futura moglie, si era rivolto a un medico ed è stato ricoverato.

Prima all’ospedale di Urbino, poi da lì è stato trasferito al Carlo Urbani di Jesi, dato che Pesaro era già satura di malati da covid-19. Ma «non ho ricordi di quei momenti» spiega Francesco: «mi sono risvegliato già nel reparto di pneumologia» nella città di Federico II «senza nemmeno sapere quando e come ci ero arrivato». Dal 15 marzo al 10 maggio è ricoverato in terapia intensiva: assieme al breve periodo presso l’ospedale di Urbino, fanno ben 72 giorni di cui ricorda poco, solo qualche videochiamata coi familiari.

Ma il calvario non è finito qui: passano altri 52 giorni di ricovero e cure in neuroriabilitazione. Per Francesco le conseguenze del covid-19 sono importanti, data la paralisi dei nervi cranici che comandano la deglutizione e interagiscono con le corde vocali. Ha perso 30 kg, ancora non si riesce ad alimentarsi da solo e parla a fatica, voce bassa: ma finalmente è libero di tornare a casa. Quella casa in cui da poche settimane vive la sua compagna, Gioia, con cui sarebbe dovuto convolare a nozze il primo giugno scorso. Tutto rimandato. 

Anche lei ha avuto il covid, in una forma più lieve: una febbricciola da 37,3 – 37,4 e poco più che non riusciva a combattere con le medicine classiche da uso domestico. Non le è stato fatto il tampone, perché in quei giorni era il caos e si faceva fatica anche solo a mantenere il conteggio dei casi, ma da un successivo test sierologico è emerso che anche lei era stata positiva al covid-19. 

A fine giugno persino papa Francesco, venuto a conoscenza della loro storia e del matrimonio rimandato per il covid, ha voluto contattarlo in ospedale, dove ha festeggiato anche il compleanno, divenendo un po’ il simbolo di tutti i malati e di tutto il personale medico e infermieristico che hanno lottato contro questa malattia, subdola e invisibile. Oggi, 23 luglio, il beniamino del Carlo Urbani se ne va, ancora molto provato da questi quasi 5 mesi di inferno e l’ospedale torna covid-free.

Una notizia incredibile per lui, una bellissima notizia anche per la comunità a cui va forte il messaggio di rimanere prudenti. Oggi più che mai dopo aver capito cosa si rischia.