JESI – Commozione, presenza, vicinanza e affetto hanno accompagnato oggi pomeriggio 28 gennaio l’ultimo saluto a Franco Morici, detto “Zizzo”, grande protagonista della vita culturale e artistica jesina. Tante le persone che si sono strette alla moglie Lea, alle figlie Gioia, Caterina e Carolina in questo momento doloroso. Zizzo Morici aveva 87 anni, si è spento venerdì all’ospedale Carlo Urbani dove era ricoverato. Tanta la commozione nel ricordare quest’uomo di verve e di grande spirito, poliedrico e sempre allegro.
Professore di educazione fisica, allenatore, attore, ma soprattutto un vero e autentico personaggio di Jesi, Franco Morici nutriva un amore viscerale per la sua città che esprimeva in ogni occasione, dal palco del teatro Pergolesi, praticamente la sua seconda casa, alla stradina secondaria dove lo incrociavi con la sua caratteristica andatura. Sempre pronto alla battuta, sempre capace di strapparti un sorriso, sempre in grado di portarti buonumore. Franco Morici era così, una figura davvero originale, che ha accompagnato generazioni di giovani ad innamorarsi dello sport e molti, molti più jesini a riscoprire il proprio dialetto, le proprie tradizioni, gli usi e i costumi dei nostri padri.
«Io non canto ma decanto, con la rima e con il metro, appartengo, e me ne vanto, al rione de San Pietro», era il suo motto. Poche parole per inquadrare Zizzo Morici, che ha recitato con i grandi del cinema e del teatro in “Totòtruffa 62” con il principe delle risate, “Le Fate” con Monica Vitti, “La battaglia di Algeri” di Pontecorvo, “I due parà” e “Operazione Luna” con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, “Tutti a casa” con Alberto Sordi. Amico di Valeria Moriconi e dei due più grandi interpreti del dialetto della città, Martin Calandra e Aurelio (Lello) Longhi. Un vuoto immenso per tutti.
«Se ne va un autentico interprete della jesinità – lo ha ricordato il sindaco Lorenzo Fiordelmondo – a cui tutti quelli che lo hanno conosciuto erano affettuosamente legati. Ci resterà il suo sorriso, le risate che ci ha regalato a teatro, quel forte amore per la sua città e per le sue tradizioni che lo rendono a suo modo un limpido protagonista della storia di Jesi».
«La Fondazione Pergolesi Spontini si unisce al dolore dell’Amministrazione Comunale e di tutta la città di Jesi per la scomparsa di Franco Morici – fanno sapere dalla Fondazione – il teatro era la sua passione e fortissimo era il suo attaccamento al Teatro Pergolesi, dove è tornato più volte da spettatore e da attore, con la Compagnia Lello Longhi, regalando sorrisi, battute e accompagnando molti suoi concittadini nella riscoperta del proprio dialetto e delle proprie tradizioni». Ma più di tutti, carico di commozione e di amore, il saluto della figlia Gioia a nome della madre e delle sorelle: «Nel giorno del suo ultimo inchino dal palcoscenico di questa vita, per salutarlo come merita, ci tengo a dire che a me, come alle mie sorelle, babbo ha insegnato il coraggio, l’onestà e ciò che più illumina l’anima nel viaggio terreno: il senso dell’umorismo. È stato un uomo vero, senza ombre di falsità, forte e appassionato, che ci ha fatte sentire molto amate: siamo davvero orgogliose di averlo avuto come padre». Poi un pensiero ai tantissimi amici che hanno manifestato vicinanza. «Ringraziamo le centinaia e centinaia di persone che ci stanno sommergendo di affetto con parole meravigliose e ricordi pieni di tenerezza. Corso Matteotti sarà più vuoto senza di lui: oltre noi, anche Jesi perde un pezzo di cuore».