Jesi-Fabriano

Jesi, Piano delle opere pubbliche: le priorità del 2023

Varato dalla giunta Fiordelmondo il programma, dal centro alla periferie ecco i progetti cui è stato affidato il codice di priorità massima per il prossimo anno

Palazzo Carotti a Jesi, ex sede del tribunale

JESI – La giunta Fiordelmondo ha varato il suo primo Piano delle opere pubbliche. Fra le priorità indicate per il 2023 i recuperi di Cascamificio, complesso San Martino e Palazzo Carotti ma anche i lavori sull’Esino all’altezza di Ripa Bianca e interventi per le scuole Federico II, Perchi e Garibaldi. Slitta invece negli anni il rifacimento di Piazza della Repubblica, col vecchio progetto che era stato necessario rivedere alla luce dello spostamento della fontana dei leoni.

In un triennio, in calendario potenziali investimenti per quasi 44 milioni di euro, di cui 29 milioni da entrate e contributi vincolati a specifici progetti e per 11 milioni e mezzo dal bilancio comunale. Per il 2023 calendarizzati 32 milioni di opere, con quasi 25 milioni da somme vincolate e poco meno di 5 dal Comune.

Prioritari, e legati ai fondi Pnrr, recupero dell’ex Cascamificio (5 milioni) e del San Martino (3,5), poi la nuova mensa per la scuola Garibaldi (917mila euro). In tema di edilizia scolastica, 3,7 milioni servono all’adeguamento strutturale anti-sismico della media Federico II, 182mila euro al completamento della ristrutturazione della Perchi. Impegno importante, 1,7 milioni, per sistemare l’ex tribunale, Palazzo Carotti.

Previsti poi 588mila euro per intervenire sul tratto di sponda del fiume Esino sottoposto a erosione all’altezza della Riserva di Ripa Bianca (588mila), 600mila euro di asfaltature, 400mila euro per la manutenzione straordinaria della parte nuova del cimitero principale e 350mila euro di interventi per gli altri cimiteri rurali.

All’impianto di depurazione all’ex discarica Gangalia vanno 200mila euro, 170mila alla riduzione di barriere architettoniche nelle scuole. Queste le priorità per il 2023, mentre per Piazza della Repubblica tutto rimandato, almeno, fino al 2024.  

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