JESI – Sul tema ciclabili a Jesi, l’intervento di Fiab Vallesina. «Ultimamente a Jesi, si è riacceso il dibattito sulle piste ciclabili, all’interno del quale, notiamo argomentazioni nemmeno tanto velate, che denotano un’avversione alla ciclabilità e conseguentemente, un’implicita e correlata insofferenza nei confronti dei ciclisti in città. Riteniamo quindi necessario, esprimere anche il nostro punto di vista, in qualità di associazione che è presente ormai da anni sul territorio cittadino, e soprattutto perché, sperimentiamo quotidianamente in prima persona su strada, cosa significhi muoversi in città con la bicicletta, conoscendone le criticità, i rischi per la nostra incolumità fisica, ed i vantaggi. Essendo inoltre anche noi pedoni e automobilisti, riteniamo di avere un punto di vista privilegiato che ci consente una visione di più ancor più amplio spettro sul tema della mobilità. Proviamo dunque a spiegare l’importanza di avere piste ciclabili a Jesi, o comunque, accorgimenti che possano permettere a chi si sposta in bici, di farlo in tutta sicurezza».
«Scegliere di spostarsi in bicicletta – afferma Fiab. non è, né un dogma, né un’imposizione che pretendiamo di rivolgere a tutta la cittadinanza, né tanto meno, una presunta motivazione “ideologica green” (come in certi contesti l’argomento viene fatto passare e derubricato, spesso proprio da chi ha altre opinioni ideologiche opposte). Usare la bicicletta può essere semplicemente un modo per spostarsi con praticità a Jesi, perché:
Integra il beneficio psicofisico – (lo attesta la scienza, non è un’opinione);
Economico – (risparmio di carburante e di spesa per il parcheggio);
Risparmio di tempo – (si evita di rimanere imbottigliati nel traffico e si riducono i tempi per la ricerca del parcheggio)
e per chi è sensibile al tema – si contribuisce a ridurre l’inquinamento – (non è necessario scomodare i dati sul cambiamento climatico globale. Per sperimentare personalmente il livello di smog provocato dal traffico in città, è sufficiente muoversi a piedi nelle strade adiacenti alle scuole, durante gli orari di entrata ed uscita di bambini e bambine)
«Nel 2022 l’Ufficio statistico dell’Unione europea (Eurostat) ha certificato il primato dell’Italia che è divenuta il primo Paese in Europa per numero di automobili ogni 1000 abitanti (superando il Lussemburgo), e nel 2023 il dato è ulteriormente peggiorato, passando a 694 veicoli ogni 1000 abitanti (contro la media UE di 574). È necessario quindi, trovare soluzioni che possano riequilibrare la totale sproporzione attuale, che vede nella concezione della gran parte dei cittadini, l’automobile, quale unico mezzo per muoversi in città, ad esempio promuovendo una diversificazione delle modalità di trasporto. Sia in Europa, che in diverse città italiane, sono in atto miglioramenti delle infrastrutture destinate a pedoni e ciclisti, alla messa in sicurezza degli attraversamenti pedonali, insieme a una serie di misure di sensibilizzazione in merito al tema della sicurezza, in particolar modo per chi guida autoveicoli. Ogni bicicletta che incontriamo per strada, è un’auto in meno che si riversa nel traffico – l’intera cittadinanza dovrebbe esserne felice. La riduzione della concentrazione di automobili, permetterebbe a chi deve utilizzare la macchina per motivi di salute; per difficoltà motorie; per necessità lavorative o professionali; di poterlo fare con maggiore efficienza, rispetto alla situazione attuale».
«Proprio per queste ragioni, siamo favorevoli e spingiamo per la costruzione di piste ciclabili, perché permettono alla cittadinanza di poter valutare l’eventuale scelta dell’uso della bicicletta, quale alternativa di spostamento in sicurezza. Nella fattispecie, accogliamo favorevolmente l’esito realizzativo, non ancora ultimato, della nuova pista ciclabile di “Porta Valle”, poiché trattasi della prima in città, che si snoda su di un tragitto esteso senza discontinuità e che arriverà a connettere il parco Granita. (Nota: Il concetto di discontinuità non è dato dall’assenza di interruzioni fisiche – come ad esempio gli attraversamenti pedonali e ciclabili – ma dalla adeguata segnaletica che evidenzia la diretta prosecuzione della pista ciclabile, e conseguentemente, il diritto di precedenza di chi la utilizza, come prescritto dal Codice della Strada)».
«Auspichiamo inoltre, che la suddetta ciclabile, venga presto estesa e collegata fino a congiungersi con il parco del Vallato, come peraltro già prospettato dall’attuale amministrazione comunale, così come speriamo che un giorno possa collegarsi anche con l’altra sponda del Granita, arrivando fino alla ZIPA. Se nelle città del nord Europa, con climi meno favorevoli al nostro, lo spostamento attraverso la bicicletta non solo è diventata una prassi consolidata, ma un vero e proprio modo di concepire la città, perché si vorrebbe ostacolare ed escludere questa possibilità a priori, anche da noi? (Nota: I Paesi Bassi, oggi presi a modello per la sicurezza e le infrastrutture dedicate alla ciclabilità, all’inizio degli anni ’70 avevano un tasso di congestione di traffico e di scontri stradali altissimo, che hanno spinto la popolazioneì a richiedere un drastico cambiamento alle proprie Istituzioni)».
«L’esperienza del lockdown durante il COVID-19, ha riacceso il bisogno nella popolazione, di rimettere al centro il benessere personale, spingendo molte persone verso la pratica del “bike to work” (andare al lavoro in bicicletta) e anche noi a Jesi, abbiamo cercato di promuoverlo regalando targhette con la scritta – “Io vado al lavoro in bicicletta” – a tutti coloro che già lo facevano, hanno iniziato a farlo, o avrebbero il piacere di sperimentarlo. Vorremmo inoltre, puntualizzare alcuni aspetti che derivano da opinioni personali da parte di chi probabilmente, concepisce la città guardandola soltanto dal punto di vista “autocentrico” e non con un visione più ampia, di luogo in cui dovrebbero convivere indistintamente tutti gli utenti della strada:
1) Il traffico e la relativa congestione delle vie di Jesi, è un problema presente da oltre 50 anni in città. Quando in Piazza della Repubblica (davanti al teatro Pergolesi), le auto transitavano alla disperata ricerca del parcheggio e gli pneumatici calpestavano il famoso “mosaico del leone” simbolo della città, di piste ciclabili non c’era nemmeno l’ombra. Quindi, imputare alle piste ciclabili qualsivoglia problema per la viabilità, è quanto meno inappropriato per non dire completamente fuorviante, soprattutto alla luce di quanto sopra spiegato.
2) Che Jesi non sia una città adatta all’uso della bicicletta per i suoi “sali-scendi”, sarebbe opportuno che a deciderlo fossero coloro che la bicicletta la usano veramente. L’avvento delle biciclette a pedalata assistita (e-bike), ha eliminato del tutto qualsiasi difficoltà nell’affrontare eventuali asperità delle salite. Se una volta erano solo i ciclisti allenati ad approfittare delle pendenze per migliorare la propria forma fisica, oggi, anche le persone più anziane o atleticamente meno prestanti, possono dedicarsi al sano movimento senza sforzi eccessivi, godendo dell’aria aperta e delle bellezze della nostra città. Corre l’obbligo di ricordare peraltro, che un’ampia fetta della città che si sviluppa per oltre 5 km da via Spina fino alla Zipa è quasi completamente pianeggiate, ovvero priva dei tanto nominati ostacoli altimetrici.
3) La sicurezza o la pericolosità di una pista ciclabile non dipende dalla presenza o assenza di un semplice cordolo (superabile da un’auto facilmente) ma dipende dallo stile di guida di chi si mette in strada, soprattutto in città, che è il luogo per eccellenza nel quale vivono e si spostano pedoni, famiglie, anziani, bambini, e persone con disabilità, oltre ovviamente ai ciclisti. Le tipologie di spazi dedicati alle bici previste dall’attuale normativa sono molteplici e non per forza debbono essere delimitati da una sede propria. Esistono infatti piste ciclabili su corsie riservate, percorsi ciclopedonali, o sistemi di ciclabilità diffusa quando la realizzazione di infrastrutture separate ad uso esclusivo non risulti fattibile. Nei contesti locali, è infatti possibile garantire la fruizione sicura tramite soluzioni che favoriscano la condivisione degli spazi come ad esempio le strade urbane ciclabili (E-bis).
4) A chi asserisce che le ciclabili a Jesi dovrebbero essere realizzate solo su aree urbane di nuova realizzazione, perché i centri abitati sono stati concepiti nel secolo scorso, diciamo che in realtà le città con i loro nuclei storici, in particolare quelle europee, inclusa la nostra Jesi, sono il risultato di stratificazioni successive e sono state concepite in epoche lontane, quando la mobilità delle persone era progettata senza tenere conto delle automobili che non esistevano ancora. Inoltre, le dimensioni degli autoveicoli del secolo scorso presenti in Italia, erano più piccole e meno ingombranti rispetto alle quelle attuali».
«In conclusione, l’uso della bicicletta non è “IL” problema ma una possibile soluzione alla congestione e alla riduzione del traffico cittadino. Favorire ed incentivare gli spostamenti in sicurezza attraverso la “mobilità attiva” è anche uno sprone verso un cambio di abitudini della cittadinanza, che al contrario delle opinioni personali di taluni, sta già avvenendo, ed il numero di cittadini di tutte le età che si spostano in bicicletta per le strade e le ciclabili di Jesi sono molto aumentati rispetto a soli 10 anni fa. Nelle città in cui si è favorito lo sviluppo delle piste ciclabili, i dati sono incontrovertibili e inconfutabili».