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Jesi, ponte San Carlo: ipotesi “guado” dell’Esino per limitare i disagi e l’isolamento di Minonna

A senso unico alternato, ottenuto ampliando quella che sarà la strada di cantiere e da chiudere quando l'acqua del fiume dovesse salire: è l'offerta delle ditte aggiudicatarie, il Comune la sta valutando e dovrà ricevere il sì anche della Regione

Un incontro a Minonna su ponte San Carlo

JESI – Un guado dell’Esino ottenuto ampliando la strada di cantiere che sarà necessario realizzare in occasione dei lavori di demolizione e ricostruzione di ponte San Carlo. Da utilizzare con senso unico alternato per i mezzi e con tanto di marciapiede per i pedoni ma da chiudere al transito, dato che sarà posizionato poco più in alto dell’alveo del fiume, nelle occasioni in cui il livello dell’acqua dovesse salire: è l’offerta avanzata dalla ditte che si sono aggiudicate l’appalto per il San Carlo e che potrebbe, mantenendo un minimo di collegamento diretto fra centro urbano e quartiere Minonna, mitigare un poco i disagi degli almeno dieci mesi in cui il ponte attuale non ci sarà più e il nuovo sarà in costruzione. Soluzione che però dovrà prima passare, se adottata nel progetto dall’amministrazione comunale, da valutazione e via libera della Regione.

L’incontro a Minonna su ponte San Carlo

Se ne è parlato ieri sera 24 ottobre nei locali sottostanti la parrocchia di Minonna, nell’incontro pubblico convocato per fare il punto sull’opera pubblica più impegnativa degli ultimi anni in città, con un impegno di spesa complessivo di oltre 8 milioni di euro. Presenti per il Comune il sindaco Lorenzo Fiordelmondo, l’assessora ai lavori pubblici Valeria Melappioni e i tecnici. C’era inoltre, al cospetto di una sala gremita di residenti a Minonna e nelle frazioni limitrofe ma non solo, il progettista del nuovo San Carlo, l’ingegner Luigino Dezi. Da questi, oltre alle indicazioni sul perchè si è scelto di procedere a demolizione e ricostruzione, e alle spiegazioni tecniche sulle soluzioni adottate per il nuovo ponte, anche il primo accenno alla possibilità di prevedere un guado del fiume. «La proposta è in fase di valutazione, anche per ciò che riguarda l’utilità rispetto a quelle che saranno le limitazioni dell’utilizzo – dice Melappioni – chiaro che vi sarà una necessità di controllo estremo e di monitoraggio del guado, dal punto di vista della sicurezza».

Perchè col fiume c’è da fare i conti, spiega Dezi: «Le ditte che si sono aggiudicate l’appalto sono affidabili e di grande esperienza nel settore. Ma per i tempi, va tenuto conto che dovendo lavorare sull’alveo dell’Esino, vi è l’incertezza legata alle piene del fiume, in presenza delle quali non si potrà procedere. Vero è da questo punto di vista, molto è cambiato il clima, con lunghi periodi di siccità e improvvisi fenomeni estremi». Per le alternative al guado, «un ponte bailey, che ha lunghezza massima di 35 metri dove qui c’è da scavalcarne 137, richiederebbe due rampe stradali per raggiungerlo, pericolose perchè chiuderebbero il passaggio dell’acqua in caso di piene. L’ipotesi di una passerella ciclopedonale è stata bocciata dalla Soprintendenza: non è possibile realizzare due ponti vicini l’uno all’altro, la si sarebbe potuta prevedere troppo lontano da dove è utile». Previsti un mese per la demolizione del San Carlo, più altri nove per la ricostruzione. Prima e dopo, lo spostamento temporaneo sull’alveo dell’Esino dei sottoservizi (acqua, luce, gas, linee telefoniche) che ora sfruttano il ponte, poi la ricollocazione. Ma durante questa fase dei lavori, la struttura resterà aperta al passaggio.

Per alleviare i disagi al quartiere, ipotesi in pista sono anche quelle di collocarvi per il periodo dei lavori un ufficio di prossimità comunale per alcune pratiche, un servizio di assistenza farmaceutica con un dispensario di distribuzione dei medicinali almeno più diffusi e necessari, un potenziamento del trasporto pubblico che si basi sulle esigenza manifestate dalla popolazione interessata. A tale proposito, in vista la diffusione di un questionario per raccoglierne le indicazioni. E poi un tavolo di coordinamento con tutte le istituzioni interessate per confrontarsi e fronteggiare eventuali momenti critici (vedi le difficoltà di passaggio dei mezzi di soccorso).

«Il cantiere per noi inizia oggi, da questo incontro – ha detto ai cittadini il sindaco Fiordelmondo – perchè disagi ce ne sono già oggi e tanto più ce ne saranno quando il ponte sarà stato demolito e non ancora ricostruito, ma vogliamo condividere insieme con tutta la città una operazione che è complessa per avere, alla fine, una Jesi migliore di prima».