Jesi-Fabriano

Jesi, progetto Edison. Legambiente: «Serve l’economia circolare, va fatto bene. Giudizio laico»

«Non devono esserci ripercussioni sul territorio, i processi partecipativi sono parte essenziale del percorso ma basta con la politica del terrore e del NIMBY»

Jesi, via dell'Industria

JESI – Legambiente interviene in merito all’ipotetico progetto di piattaforma polifunzionale proposto da Edison Next Recology srl nella zona industriale di Jesi (Zipa). Il progetto è argomento di discussione pubblica delle ultime settimane, ed ha generato «opinioni – dice Legambiente – piuttosto discordanti, con una buona dose di fake news che non stanno aiutando la costruzione di un sereno dibattito sul tema».

«Questi impianti nascono per ridurre la nostra dipendenza dallo smaltimento in discarica che da sempre ci condiziona in tutta la Regione – dichiara Marco Ciarulli Presidente di Legambiente Marche – grazie a queste nuove tecnologie è possibile dare nuova vita a tutto quello che ieri consideravamo rifiuto e che quindi finivamo con il bruciarlo o con lo smaltimento in discarica. L’impianto proposto dalla società Edison Next Recology serve l’economia circolare e quindi ha un’interessante prospettiva anche sul fronte occupazionale. La questione cruciale nella realizzazione di questi impianti sarà la loro corretta realizzazione sul territorio, anche il bene va fatto bene e in questi giorni se ne sta giustamente discutendo animatamente».

Il progetto è stato presentato in Provincia lo scorso 2 luglio e quindi oggi si apre la fase di valutazione del progetto da parte degli enti preposti, chiamati a valutare la bontà dell’impianto. In questa fase di valutazione anche il territorio è chiamato a dire la propria, grazie anche a strumenti di partecipazione come il Consiglio Comunale aperto che si terrà il prossimo 18 luglio a Jesi. «Agli enti preposti spetta l’onere di valutare la fattibilità dell’impianto di Edison Next – dichiara Francesca Paolini Presidente Legambiente Azzaruolo di Jesi – ma non dimentichiamoci dell’importanza dello strumento partecipativo del territorio, necessario per dare le giuste garanzie alle comunità limitrofe che hanno tutto il diritto di assicurarsi che l’impianto venga realizzato al meglio, con un controllo costante e relativa informazione ai cittadini. Spesso grazie a questi strumenti di partecipazione, gli impianti proposti dalle società private vengono migliorati. Quindi ben venga questa fase di ascolto e dialogo tra società, enti e territorio».

Legambiente sottolinea che le argomentazioni non devono però mai scadere nella retorica politica del Nimby (non nel mio giardino). «Fino al 2 Luglio era molto difficile farsi una chiara idea sulla bontà del progetto – conclude Paolini – ed oggi che è stato presentato faremo anche noi delle valutazioni per dare il nostro contributo per un giudizio laico. Siamo nel mezzo della transizione ecologica e dobbiamo comprendere quali sono le attività industriali di cui avremo bisogno per il futuro e di quali invece dovremo smarcarci perché responsabili di problemi di inquinamento locale e globale. Il dibattito non deve seguire correnti reazionarie o logiche squisitamente localistiche. Siamo una comunità e dobbiamo comportarci come tale, noi su questo vogliamo puntare e credere».

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