Jesi-Fabriano

Jesi, pronto soccorso in tilt al Carlo Urbani. Bacci: «Criticità di tutta la sanità». Il TdM: «Pericolosa deriva»

Per il primo cittadino: «Carenza di personale legata anche al fatto che l’attività di pronto soccorso non è molto ambita». Liguori: «Progetto “Ospedale Modello” finito nel nulla, al vento l'investimento fatto sulla struttura»

Ospedale Carlo Urbani

JESI – «Il pronto soccorso dell’ospedale di Jesi vive le criticità di tutti gli avamposti della sanità regionale e dell’Area Vasta, con una carenza di personale legata anche al fatto che l’attività di pronto soccorso non è molto ambita dal personale medico». Così il sindaco di Jesi Massimo Bacci ha riferito nell’ultima seduta al Consiglio, dopo gli allarmi lanciati sulla situazione al Carlo Urbani, fra gli altri dal capogruppo Pd in Assemblea regionale Maurizio Mangialardi. «Ne ho parlato con l’assessore regionale alla sanità Saltamartini – dice Bacci – che mi ha dato rassicurazioni: la questione è seguita e monitorata, la direttrice generale dell’Asur Storti è stata immediatamente coinvolta e si stanno mettendo in atto i primi interventi per ridurre criticità che, purtroppo, sono diffuse non solo a Jesi e non solo in Area Vasta 2».

Pronto soccorso e ospedale di Jesi, il Tribunale del Malato

«Dovevamo attendere la campagna elettorale per sentire finalmente la politica cittadina, ma anche quella regionale, parlare dei problemi che affliggono il nostro ospedale e in particolare il Pronto soccorso di Jesi, come se ne fossero venuti a conoscenza soltanto ora – interviene il Tribunale del Malato di Jesi, col suo presidente Pasquale Liguori – e allora noi vogliamo rinfrescare la loro memoria con una breve narrazione storica del declino del ns ospedale». 

Pasquale Liguori, responsabile del Tribunale del Malato di Jesi

Ricostruisce Liguori: «Tutto cominciò il 13 dicembre 2014, quando alla presenza delle più alte cariche regionali e locali si dava operatività al nuovo ospedale di Jesi intitolato a Carlo Urbani. Un investimento di circa 80 milioni di euro, 60mila metri quadrati con tecnologia di ultima generazione, 6 sale operatorie dotate di tecnologia 3 D e soprattutto con professionalità di alto livello distribuita nelle 25 Unità operative. La Regione definì il nuovo ospedale l’Ospedale Modello, un ospedale all’avanguardia per la sanità del territorio, che avrebbe dovuto riqualificare la sanità dell’Area Vasta 2. All’atto della sua inaugurazione le Istituzioni dichiararono come autorizzati 297 posti letto, anche se poi subito dopo in base alla DGR 735/2013, che sancì la chiusura dei piccoli ospedali, furono ridotti a 280. A noi cittadini fu assicurato che il nuovo ospedale sarebbe divenuto un polo di riferimento regionale di alta specializzazione nell’apparato locomotorio mettendo a frutto le già presenti alte professionalità nel settore ortopedico».

«Passarono gli anni ma di tale progetto non se ne ebbe più notizia, il progetto “Ospedale Modello” finì nel nulla, nessuno ne parlo più. Cominciarono  però a delinearsi all’orizzonte molte pecche della nuova struttura, costruita peraltro su falde acquifere: accumuli di acqua nei sotterranei che fanno  proliferare insetti come le zanzare che ancora oggi infestano i reparti provocando grandi disagi ai pazienti, impianto di condizionamento che funziona male tanto che in molti reparti si deve far ricorso ai portatili, le tende oscuranti nelle stanze dei degenti non funzionano più e nella stagione estiva si mettono lenzuola alla finestra per impedire al sole di accecare il ricoverato. Nessuna manutenzione ai terrazzamenti, che diventano fonti di accumulo di escrementi e schifezze varie, che provocano infiltrazioni di acqua».

«Ma il Reparto che subisce il maggiore disagio – dice Liguori – è il pronto soccorso, costruito di dimensioni molto più ridotte di quello al Viale, con spazi risicati e con sette medici in meno rispetto all’organico previsto. Non riesce a smaltire l’enorme afflusso di pazienti con la vergognosa immagine di file di pazienti barellati lungo i corridoi e con file di ambulanze fuori che non possono scaricare i pazienti. Nel frattempo i posti letto per acuti, grazie ad un ridimensionamento lento, progressivo e subdolo, si riducono drasticamente a 213 compresi i 20 riservati in questi due anni ai pazienti Covid. Non si assume più e non si assicura più il turn over del personale, cosa che rende cronica una carenza di medici e infermieri, con la chiusura di alcuni servizi e l’allungamento indefinito delle liste di attesa. Abbiamo voluto fare questa triste narrazione “storica” per lanciare ancora una volta un SOS alle Istituzioni locali e regionali: il Carlo Urbani sta andando verso una pericolosa deriva che ci sta portando verso un depauperamento della qualità dei servizi, col rischio di farci perdere tutte quelle eccellenze che erano il vanto della città, gettando così al vento il grosso investimento fatto sulla struttura».