JESI – Esclusa l’eventualità del referendum popolare, riparte l’iter per la riqualificazione di piazza Pergolesi, Corso Matteotti e piazza della Repubblica. Il comitato dei garanti – composto dall’avv. Patrizia Niccolaini nominata dal Consiglio comunale di Jesi, da Michele Basilicata per conto della Prefettura di Ancona e dall’avv. Andrea Nobili difensore civico regionale – ha stabilito, come noto, che «non possono essere oggetto di referendum consultivo e abrogativo i piani territoriali ed urbanistici».
Bocciata la richiesta dell’associazione civica Nessuno Tocchi Pergolesi, contraria all’arretramento della statua dedicata al compositore, l’amministrazione Bacci ha così deciso di riattivare le procedure per far partire i lavori di restyling del cosiddetto “salotto buono” della città. Nel febbraio scorso, infatti, la giunta ha ritenuto doveroso sospenderle in modo da far esprimere il comitato dei garanti in merito all’istanza presentata a fine 2016 da un gruppo di cittadini capitanato dall’ex sindaco Vittorio Massaccesi.
«Preso atto della dichiarazione di inammissibilità del quesito referendario pronunciata dal Comitato dei Garanti – si legge nella delibera che sancisce il riavvio dell’iter tecnico per l’apertura del cantiere – Si riprendono le procedure amministrative di individuazione della ditta appaltatrice nonché del Direttore dei Lavori e Coordinatore della Sicurezza in fase di Esecuzione dell’intervento di “Riqualificazione architettonica ed urbanistica di Corso Matteotti e Piazza della Repubblica: 1° stralcio del 1° lotto (Piazza Pergolesi)”».
«Avevo sempre sospettato – scrive il sindaco Massimo Bacci sulla sua pagina Facebook -, che quella dello spostamento del monumento altro non era che una strumentalizzazione politica costruita ad arte alla vigilia delle elezioni comunali con il chiaro intento di provare, per fortuna senza riuscirci, a delegittimare il civismo chiamato a guidare la città. Del resto fin dal primo istante mi sembrava impossibile che ex sindaci ed ex amministratori comunali e regionali avessero potuto sottoscrivere una simile richiesta che cozzava in maniera così clamorosa con norme che sono alla base del normale funzionamento di un Comune. Aggiungo: le norme sulla pianificazione territoriale ed urbanistica richiamate dal Comitato dei garanti per motivare l’inammissibilità del referendum ben si adattano all’altra questione oggetto di discussione in questi giorni, come quella della torre Erap, laddove si vuole artificiosamente far credere che sia possibile intervenire, senza invece riconoscere che si è concluso definitivamente un iter – per altro da parte di una Amministrazione comunale precedente alla nostra -che ha creato legittimi diritti acquisiti in capo ad un soggetto terzo, in questo caso l’Erap, rispetto ai quali non è possibile opporre alcun diniego».