JESI – Bagno di folla e nei ricordi per Julio Velasco, l’allenatore mito della pallavolo e dell’intero sport azzurri, tornato questa mattina 29 settembre alla palestra Carbonari di Jesi dove, negli anni tra il 1983 e il 1985, aveva guidato l’allora Tre Valli Volley in Serie A2, appena arrivato in Europa dall’Argentina. Di lì, Velasco spiccò il volo per il passaggio prima alla Panini Modena e poi alla Nazionale della “generazione di fenomeni” pluricampione del mondo negli anni ’90. Fino all’ultimo trionfo, l’estate scorsa: primo oro alle Olimpiadi per la pallavolo italiana, conquistato delle azzurre della Nazionale femminile, allenatore Julio Velasco.
Un oro che «non ha chiuso un cerchio, dato che ho il terrore della pensione, ma ha cambiato un po’ questa rimpatriata a Jesi che era stata pensata prima delle Olimpiadi – dice Velasco – ma ora penso ad un viaggio in tutte quelle che sono state in queste anni le mie squadre. Che parte da qui». A Jesi dove Velasco arrivò «in un mondo dove tutto era nuovo per me, a partire dalla lingua, ma l’accoglienza della gente rese tutto più facile. Ricordo la casa sopra il forno di Pianello Vallesina dove abitavo e che oggi sono tornato a vedere, dove assaggiai le prime tagliatelle italiane fatte con olio, burro, lardo. E poi le mangiate alle sagre, gli amici veri di quando non ero nessuno e volevo andare a mangiare una pizza per continuare a parlare della squadra, le vacanze a Senigallia della prima estate in cui ero rimasto qui. Dovevo stare tre anni, pensando ad almeno uno in A1. Ci sto ancora».
Ad accogliere Velasco sindaco e vice sindaco Lorenzo Fiordelmondo e Samuele Animali per il Comune di Jesi e il consigliere delegato Luca Scaloni per quello di Monte Roberto, poi squadra e amici di allora a partire da Beppe Cormio, Paolo Giardinieri e Romano Piaggesi, organizzatore della rimpatriata. E Anna Vincenzoni, vedova del presidente di quella società, che Velasco ha ricordato per primo: «Una persona che è stata onesta, brava e molto paziente: il presidente Sandro Casoni. Ero un giovane meno riflessivo di oggi». Quindi la visita ai corridoi della oggi rinnovata palestra Carbonari. «Di Jesi e dei suoi aneddoti parlo nei corsi che faccio agli allenatori o nelle aziende. Qui ho imparato il “principio della realtà”, che è come è e non come vuoi sia. Volevo allenare tre ore ma la squadra femminile finiva alle 21. E allora un’ora la facevamo dalle 20 qui nei corridoi: salti, pesi, esercizi con la palla medica. Inutile lamentarsi della realtà che abbiamo, meglio rimboccarsi le maniche».