JESI – Un Sistema sanitario depauperato della forza lavoro con ricadute importanti e inevitabili sui cittadini. Di questo e di altri aspetti della salute pubblica si parlerà venerdì 23 novembre al Palazzo dei Convegni di Jesi con un incontro-dibattito alle ore 21, in cui interverranno Giordano Cotichelli, lavoratore del settore, e Achille Ginetti medico di medicina generale.
«Affronteremo le problematiche sanitarie legate alla carenza di personale, agli organici ridotti, alla precarietà diffusa – spiega Cotichelli – Moltissime strutture della nostra Area Vasta hanno rinnovato contratti a termine, parlo di infermieri, Oss e anche medici. In generale il sistema sanitario a livello strutturale non va, e la precarietà è una delle cause. Altra questione centrale sarà la privatizzazione: a fronte di una strisciante privatizzazione della sanità pubblica il problema è garantire l’equo accesso alle cure».
La serata è organizzata dalla Rete regionale per la sanità pubblica e l’Assemblea per la salute pubblica Jesi che spiega: «In otto anni, tagli e blocco del turnover hanno ridotto di 45mila unità il personale della sanità pubblica, da medici a infermieri, da ostetriche a radiologi. Se la forza lavoro impiegata complessivamente nelle amministrazioni pubbliche nel 2016 è in calo rispetto al precedente anno, la Sanità è il secondo comparto in ordine di riduzione del personale: quasi 5mila in meno nel 2016 rispetto al 2015. Ma diventano 45mila se le si confronta col 2009. È quanto si legge nel Conto economico del personale della Pubblica Amministrazione 2016, pubblicato dalla Ragioneria generale dello Stato».
Il racconto di un Sistema sanitario depauperato della forza lavoro lo fanno le cifre del Ministero dell’Economia: per gli enti del Servizio sanitario nazionale la riduzione del personale avvenuta nel 2016 (4.808 unità) rispetto al 2015 è la seconda più elevata in termini assoluti fra tutti i comparti. Nella nostra regione i dati confermano questo andamenti: si è passati dai 20.152 dipendenti del Comparto Sanità in servizio nel 2010, ai 19.430 del 2015, con una perdita di 722 unità con contratto a tempo indeterminato, al netto dei contratti a tempo determinato non rinnovati. Pesanti le conseguenze per i lavoratori del settore e per i cittadini: «I primi sono ormai sottoposti a carichi di lavoro inaccettabili – continuano gli organizzatori – i secondi devono fare i conti con un servizio sanitario sempre più inadeguato, con i relativi rischi per la loro salute. Le stesse crescenti tensioni nei pronto soccorsi o nei reparti, che spesso degenerano in aggressioni nei confronti del personale sanitario, proposte dalle cronache con sempre maggiore frequenza, attestano una specie di “guerra tra poveri”, mentre le responsabilità risiedono nelle politiche antisociali con cui da anni stiamo facendo i conti».