JESI – Il sogno del fumettista jesino Cassio Morosetti di rivedere sgorgare acqua dalla fontana dei Leoni ma in piazza della Repubblica entro luglio 2021 vale due milioni di euro. Queste le regole del lascito testamentario dell’artista, morto a Milano il marzo scorso all’età di 97 anni.
L’obelisco, come lo vediamo ora che sovrasta la fontana al centro di piazza Federico II, è stato realizzato nel 1844-45 dall’architetto jesino Raffaele Grilli, mentre sono dell’artista Luigi Amici le figure di leoni e delfini che lo decorano. In Piazza della Repubblica (ex piazza del Plebiscito) è rimasto fino al 1949, quando l’amministrazione del sindaco della Liberazione e ricostruzione, Pacifico Carotti, ne decretò il trasloco nell’attuale Piazza Federico II. Il motivo? Fare spazio a corriere e autobus che al cospetto del Teatro Pergolesi avevano la propria stazione.
L’ipotesi del ritorno della fontana davanti al Pergolesi è ventilata nel lascito testamentario del celebre artista col cuore jesino, che deve questo amore per la città di Jesi ai ricordi belli dell’infanzia, quando nacque nella piazza della Repubblica e riuscì a godere fino alla gioventù della bellezza di quel panorama.
Sono i luoghi natii quelli che ci restano nel cuore, quelli dove vorremmo tornare o dove vorremmo morire. E quell’immagine della piazza principale con l’obelisco al centro è rimasta scolpita nella memoria di Morosetti, sebbene avesse trasferito tutta la sua vita nella metropoli di Milano dove poi si è spento. Grande il legame con la sua città, tanto da donare al sindaco Bacci 800.000 euro destinati dall’Amministrazione alla realizzazione del centro per l’Alzheimer. Ma quella fontana era il pallino dell’artista, che in vita ha sempre cercato di convincere il primo cittadino a «correggere l’errore dell’ex sindaco Pacifico Carotti che ne ordinò lo spostamento», racconta con ironia il giornalista Vittorio Massaccesi, che ci ha accolti nella sua abitazione mostrandoci un documento inedito: l’ultima lettera di Cassio Morosetti inviata a Jesi nell’ottobre 2018.
Quattro fogli con grafia grande e incerta, perché l’artista stava perdendo la vista ma in cui anticipa i contenuti del suo sogno e di quei vincoli che oggi sono contenuti nell’eredità. «Sono anni – pur caricandomi di ogni spesa – che non mi riesce di far riportare la fontana e obelisco dove, a suo tempo, gli architetti vollero che fosse. Ma non mi do per vinto, vivo o morto – in questo caso tramite avvocati –: piazza Grande riavrà il suo monumento», scriveva l’artista che oggi esprime questo desiderio come ultima volontà testamentaria.
Favorevole a esaudire il desiderio legato a questo atto di grande generosità, «sebbene i tempi imposti nel testamento, cioè entro il luglio 2021, siano impossibili a mio avviso per la realizzazione dell’opera», è appunto Vittorio Massaccesi, già sindaco di Jesi in carica dal 1971 al 1975 ed ex assessore alle finanze, che suggerisce allora di colmare il vuoto che si genererebbe in piazza Federico II con la statua dell’Imperatore, finalmente al posto giusto. Di avviso contrario l’architetto Augusta Vecchi, che abbiamo raggiunto proprio davanti all’obelisco.
«La piazza Federico II con i recenti lavori di ristrutturazione ha assunto una bella fisionomia – spiega – non capisco perché snaturarla per assecondare il desiderio di un artista, sebbene generoso. Sarà una provocazione quella di Morosetti?».
Lo spostamento del monumento all’epoca di Pacifico Carotti ha cambiato radicalmente l’aspetto delle due piazze, che ora a distanza di oltre 70 anni, sono così fortemente caratterizzate: per gli jesini piazza Federico II è piazza dell’obelisco (o del Duomo), così come piazza della Repubblica è ricordata come piazza del teatro. Ma Cassio Morosetti nel suo testamento è stato molto chiaro e ha dettato vincoli molto stringenti: il lascito di due milioni è legato al fatto che, entro un anno a partire dalla registrazione del documento effettuata lo scorso 22 luglio, la fontana sia di nuovo in Piazza della Repubblica, altrimenti i due milioni andranno a tre realtà benefiche e di assistenza: Caritas, Pane Quotidiano di Milano e Lega del Filo d’Oro. L’opinione pubblica si divide, al pari dei nostri autorevoli interlocutori, in attesa delle valutazioni e decisioni dell’Amministrazione Comunale.