Jesi-Fabriano

Jesi, testimonianze e racconti del popolo Rohingya

Affollato l'incontro nella sede della Croce Rossa di Jesi, dedicato al popolo Rohingya. Un testimone: «La situazione è molto grave, ho portato degli aiuti ma le persone sono così tante che si prova impotenza»

incontro consulta popolo Rohingya
Sul tavolo dei relatori: Bravi, Pignocchi, Nobili e Gubbi

JESI – La sala H. Dunant  della sede della Croce Rossa Comitato di Jesi non è bastata, ieri pomeriggio 2 dicembre, a contenere tutti i partecipanti all’incontro “Diritti negati, solidarietà con il popolo Rohingya”. 

incontro consulta popolo Rohingya«Abbiamo organizzato questo incontro per rispondere alla richiesta della comunità bengalese che fa parte della Consulta per la Pace di Jesi», ha spiegato il coordinatore Paolo Gubbi. A fare gli onori di casa il presidente della Croce Rossa, Francesco Bravi: «Sono stato impegnato per sei mesi in un campo profughi kosovaro – ha raccontato – c’erano semila persone e mi sono messo le mani nei capelli, non oso immaginare la situazione dei campi dove si trovano i Rohingya, 700mila persone».

Discriminazione, genocidio, pulizia etnica, le parole usate da Andrea Nobili Ombudsman delle Marche: «Abbiamo conosciuto la storia di questo Paese seguendo le vicende di Aung San Suu Kyi e questa cosa ci destabilizza: avevo visto in lei, Premio Nobel per la Pace, una speranza per la Birmania, e poi siamo abituati a considerare il buddismo come una religione di pace. La Birmania, Myanmar come è stata rinominata proprio dai militari, è sempre stato un Paese abitato da minoranze: quella dei Rohingya è considerata dall’Onu “la più perseguitata del mondo”, persone che non hanno nemmeno il diritto di cittadinanza, non posso accedere ai servizi sanitari». Assente per motivi di salute Luca Pacini per l’Unhcr, ha parlato della forte militarizzazione del Paese anche Paolo Pignocchi per Amnesty International Italia: «Aung San Suu Kyi ha negato alla comunità internazionale i rastrellamenti nei confronti del popolo Rohingya. La Birmania ha vissuto una feroce dittatura, di cui la stessa San Suu Kyi ha pagato il prezzo, che ancora oggi mantiene forti tratti militaristici basti pensare che detengono il 25% del parlamento, gestiscono ministeri e altre istituzioni».

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Islam accanto a Pignocchi e Nobili

Il momento più toccante è stato presentato da Kazi Fokhrul Islam, consigliere comunale straniero, che ha invitato alcuni testimoni. La comunità bengalese di Jesi ha raccolto del denaro per un aiuto concreto ai Rohingya e Alam Robiul ha materialmente portato medicine e cibo: «La situazione è molto grave, ho portato degli aiuti ma le persone sono così tante che si prova impotenza». «Conosciamo la storia dei Rohingya da qualche mese ma la loro persecuzione dura da diversi anni» ha aggiunto Islam: dimostra questo la storia di Sumon Bepary, classe 1996. Aveva quattro anni quando al momento di iscriverlo a scuola, la sorella, unico suo riferimento, scopre che non era cittadino del Bangladesh perché i Rohingya non hanno cittadinanza. Quando è riuscito a fare i documenti è andato a cercare lavoro in Sudan e poi il Libia, fino a raggiungere Jesi a 22 anni.