JESI – Nella giornata di ieri, 25 aprile, a seguito di attività investigativa, personale di polizia giudiziaria del Commissariato deferiva in stato di libertà all’autorità giudiziaria competente un uomo di 36 anni, di origine marocchina, per il reato di truffa e minacce.
La vittima, (una donna africana 45enne) nel mese di marzo si era presentata in Commissariato, in sede di querela, e riferiva di essere dipendente di una s.r.l. per la quale svolgeva il servizio di vendita della merce e riscossione. Il titolare di una società con la quale aveva rapporti lavorativi, era solito effettuare gli ordini della merce telefonicamente procedendo al pagamento dopo la consegna o in contanti o tramite ricariche postepay.
Il 27 febbraio, quest’ultimo effettuava un nuovo ordine per la somma di 1758 euro e 326 euro relativo ad altra merce. La vittima lo informava che, avendo pagamenti sospesi per precedenti fatture, avrebbe dovuto consegnare i soldi prima dello scarico della merce. Accettato ciò, un dipendente della società provvedeva alla consegna della merce. Giunto nell’esercizio commerciale, l’addetto alla consegna non trovava il titolare, pertanto chiedeva lumi su come comportarsi. La vittima, contattava l’uomo ricevendo rassicurazioni che presto lui stesso sarebbe passato dalla sua abitazione pregandola di dare il benestare per la consegna.
La vittima, fidandosi, invitava l’addetto ad effettuare lo scarico della merce. Passate circa due ore, non vedendolo arrivare lo ricontattava ricevendo medesime rassicurazioni che avrebbe presto provveduto a pagare la merce. Nei giorni successivi, avendo capito d’essere stata raggirata, tentava un’ultima carta chiamandolo al telefono ed ottenendo un appuntamento presso il suo esercizio. Raggiunto il punto commerciale, in compagnia di un amico, si accorgeva da subito che l’uomo era agitato mettendola alla porta non prima di usare parole velatamente intimidatorie “ti faccio rinascere”, affilando due coltelli che teneva in mano per impressionarla. Gli accertamenti consequenziali alla presentazione della querela, le informazioni acquisite, riscontravano sia la truffa perpetrata in danno della donna sia le minacce ricevute. Pertanto, rintracciato l’uomo, si procedeva al suo deferimento all’AG per truffa e minacce.