JESI – Nelle Marche, un abitante (maggiorenne) su tre è cliente di Ubi Banca. Con numeri in crescita sui depositi, sulla raccolta gestita, ed erogazioni stabili rispetto al 2017. Un anno dopo la fusione con la ex Banca Marche – oramai estinta ed assorbita nel gruppo bancario bergamasco – i ‘numeri’ presentati oggi alla stampa nel quartier generale dell’Esagono a Jesi sono quelli di «una banca di livello nazionale a forte vocazione territoriale, in dialettica con clienti, sia famiglie che imprese, nell’ambito delle loro esigenze».
A parlare è Roberto Gabrielli, nuovo responsabile della Macro Area (Mat) Marche Abruzzo, insediatosi in queste settimane dopo l’addio dello ‘storico’ dg Nunzio Tartaglia, oggi responsabile business della Cassa Depositi e Prestiti. Romano di origine ma «marchigiano, anzi jesino di adozione, con la famiglia che da tempo vive qui», il nuovo direttore vive in Ubi da 26 anni, e nel gruppo bancario ha affrontato ogni ruolo, un training oggi più che mai utile per affrontare il mandato di «fare banca per bene».
L’incontro, insieme alle presentazioni, è servito a fare il punto sulla situazione dell’integrazione con la estinta Banca Marche, dopo la messa in risoluzione e la presa in carico da parte di Ubi. È trascorso poco più di un anno dalla fusione, e la riorganizzazione si è oramai conclusa, sia in termini di personale che di rete. Questo il bilancio.
I numeri. «Al 30 settembre 2018 Ubi Banca ha erogato nelle Marche finanziamenti per 530 milioni di euro, di cui oltre 320 milioni alle imprese e 210 ai privati, un dato in sostanziale parità rispetto a quello del 2017», ha riferito Gabrielli. «Siamo l’istituto di credito leader nella regione: 520mila clienti, di cui 450mila privati, oltre 210 filiali sparse in maniera capillare su tutto il territorio regionale su un totale Marche-Abruzzo di 280, circa 2500 dipendenti, un dato che ci rende il primo datore di lavoro privato nelle Marche. Nella Mat Marche Abruzzo la somma dei nostri asset è di oltre 23 miliardi di euro, qui ce ne sono ben 21; 7 le direzioni territoriali in regione su un totale di 9. L’area marchigiana per noi è strategica: abbiamo una quota di mercato di oltre il 28 per cento, in alcune province supera il 30 per cento e i clienti ci confermano la loro fiducia, lo testimoniano i 13,6 miliardi di depositi nei primi nove mesi del 2018. Le piccole e medie imprese marchigiane, che costituiscono il tessuto economico del territorio, possono contare sulla consulenza specializzata di un grande gruppo bancario per crescere e competere sui mercati globali, accedendo a soluzioni di finanziamento innovative finora dedicate alle grandi imprese».
Interventi per il terremoto. Il nuovo Responsabile della Macro Area Territoriale Marche e Abruzzo ha poi ricordato anche il supporto nei confronti delle popolazioni colpite dal terremoto del 2016 «con circa 72 milioni di euro deliberati per interventi di ricostruzione, di cui 13 milioni già erogati. Sono 82,5 milioni erogati al 30 novembre per finanziare la moratoria dei tributi per un totale di 1800 pratiche. E poi ci sono le sospensioni del pagamento delle rate dei mutui dei nostri clienti per un controvalore di circa 264 milioni di euro su 2600 pratiche. Abbiamo investito sulle professionalità dei dipendenti in quest’area con oltre 30mila giornate di formazione erogate, pari a una quota di circa 100 ore di lezione per dipendente. Ci sono stati anche interventi diretti sulle scuole, con la costruzione della nuova scuola di Acquasanta Terme grazie ai social Bond Ubi, e il contributo dato alla ricostruzione della scuola di Gualdo vicino Camerino».
Il gruppo. «Con la crescita di Ubi nell’area – ha detto Gabrielli – imprese e famiglie della regione possono contare su un gruppo Bancario di dimensione nazionale che fa parte del gruppo delle grandi banche sottoposte alla vigilanza diretta della Banca Centrale Europea. Una scala dimensionale e qualitativa che permette a UBI di accedere a risorse e accordi internazionali, per esempio sul fronte della raccolta, dell’Asset Management, delle strutture a supporto dell’internazionalizzazione, al fine di assicurare con continuità servizi allineati a più elevati standard».