JESI – Monsignor Paolo Ricciardi ha iniziato il suo ministero pastorale come nuovo vescovo della Diocesi di Jesi. Oggi, 29 marzo, la città e il territorio lo hanno accolto con una giornata di celebrazioni. Una festa iniziata al Santuario delle Grazie, con l’incontro coi giovani e la preghiera, e in piazza Pergolesi, con il saluto del sindaco Lorenzo Fiordelmondo, degli altri primi cittadini del territorio e dalle note della Banda musicale di Jesi. E poi proseguita con il corteo di accompagnamento lungo Corso Matteotti fino alla Cattedrale, dove si è tenuta la Santa Messa che è stata introdotta dal predecessore di Ricciardi, monsignor Gerardo Rocconi, e presieduta dal nuovo vescovo. In Cattedrale per la cerimonia, che è stato possibile seguire su schermi sia da piazza Federico II sia al Teatro Moriconi, anche la mamma 92enne del vescovo Ricciardi. Questi, il suo simbolico ingresso nella diocesi lo ha fatto nel primo pomeriggio dal “confine” di Rosora, dove ha salutato il decano dei preti del territorio, don Giuliano Gigli coi suoi 95 anni.

«Carissimi giovani, vi ringrazio della vostra accoglienza, mi metto al vostro servizio – le sue prime parole -. Voi siete la speranza della Chiesa, la speranza del mondo e la mia speranza». Alle 17,30 è iniziata la Messa in Cattedrale con la presenza di tutti i sacerdoti e diaconi della diocesi di Jesi, i vescovi marchigiani, il cardinale Baldassare Reina, vicario generale della diocesi di Roma e altri prelati.

Monsignor Ricciardi, nuovo vescovo di Jesi
Paolo Ricciardi, 56 anni, romano, già vescovo titolare di Gabi e ausiliare della Diocesi di Roma per il settore Est, arriva in una diocesi tra le più piccole d’Italia per popolazione e estensione: 75.700 abitanti, 65.500 dei quali (l’86,5%) battezzati, su 315 chilometri quadrati, con 40 parrocchie, 48 sacerdoti (41 secolari e 7 regolari), 12 diaconi permanenti, 4 religiosi non sacerdoti, 18 religiose. In una linea di successione che parte da San Settimio, primo vescovo di Jesi martire nel 307 dopo Cristo, Ricciardi è il quarto vescovo di origini romane, dopo Camillo Borghese (1597-599, poi Papa Paolo V), Tiberio Cenci (1621-1653), Alderano Cybo-Malaspina (1656-1671).
Nato a Roma il 14 marzo 1968, il nuovo Vescovo di Jesi Monsignor Paolo Ricciardi è stato ordinato presbitero il 2 maggio 1993, eletto alla Chiesa titolare di Gabi e nominato ausiliare di Roma il 23 novembre 2017 e ordinato vescovo il 13 gennaio 2018. È Membro della Commissione Episcopale per il servizio della carità e la salute. Ha compiuto gli studi presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore e conseguito la Licenza in Teologia biblica presso la Pontificia Università Gregoriana. Tra i suoi incarichi, quelli di Presidente della Commissione regionale per il servizio della Salute della Conferenza Episcopale Laziale e Membro della Conferenza Episcopale Laziale C.E.L.

«Non vi nascondo – sono state le sue prime parole inviate alla nuova Diocesi per lettera lo scorso gennaio, all’annuncio della nomina – la fatica umana di lasciare Roma, dove sono nato e cresciuto. Ho chiesto allora a San Settimio di farmi da guida, lui che da questa città, 1700 anni fa, è stato inviato da papa Marcello per giungere a Jesi. Ora papa Francesco mi invia a voi». In piazza Federico II è stato salutato da un coro di persone originarie della Nigeria che ha proposto dei canti in lingua inglese.

Il nuovo vescovo porta un nuovo stemma sul fronte della sede della diocesi. I colori oro e rosso sono quelli della chiesa romana, al centro la spada a doppio taglio del martirio dell’apostolo Paolo, di cui il vescovo porta il nome, secondo la tradizione decapitato come avvenne a San Settimio, patrono di Jesi. Il giglio indica nella Bibbia il rinnovato rapporto d’amore tra Dio e il suo popolo ed è anche il principale emblema della Vergine: riferimento alla particolare devozione familiare verso l’Immacolata. Allude anche a Santa Caterina da Siena, parrocchia romana dove don Ricciardi è nato e cresciuto. Il cedro, emblema del Libano, allude alle radici familiari del vescovo. Il nonno emigrò ai primi del ‘900 in Turchia, dove aprì un pastificio e sposò una donna del Libano. Negli anni ’40 il padre tornò poi in Sicilia e di lì a Roma. Col cedro è anche realizzata la statua della Madonna di Loreto cui è intitolato il Centro Giovanile dell’ultima parrocchia, San Caro da Sezze, di cui il vescovo è stato parroco. Il motto, “Ecce sponsus venit”, è riferito alla parabola evangelica delle Vergini (Mt, 25,6)».
