Jesi-Fabriano

Jesina- Cantarini, l’avvocato Basso: «La verità a dicembre»

Secondo il legale incaricato dal socio, quelle del sodalizio leoncello sono «dichiarazioni fuorvianti: mai messi a disposizione i documenti richiesti, la storia del rifiuto motivato dalla privacy è solo fumo negli occhi. Quando il Tribunale deciderà sulle spese di lite si vedrà chi ha ragione».

L'avvocato Basso

JESI – Botta e risposta continuo. Sulla querelle fra la Jesina e il socio Mauro Cantarini, in merito alla messa a disposizione e visione delle carte societarie, e dopo quanto affermato dalla società leoncella a seguito dell’udienza in tribunale di lunedì scorso, è il legale Enrico Basso a controreplicare al sodalizio di viale Cavallotti. «È tempo- dice l’avvocato Basso- di fare chiarezza sulle fuorvianti dichiarazioni della Jesina Calcio in merito all’esito del procedimento cautelare 4137/2017, promosso da Mauro Cantarini per veder rispettati i suoi diritti di socio di minoranza».

«La Jesina Calcio- afferma il legale- non ha mai messo a disposizione dell’avv. Basso e del Dott. Basile i documenti da questi richiesti dopo il primo accesso agli atti del 7 giugno scorso se non dopo il provvedimento del giudice. La Jesina Calcio, inoltre, fino all’udienza del 17 luglio si era rifiutata di fornire copie dei documenti sociali ai professionisti delegati da Cantarini. Perfino davanti al giudice, l’Avv. Polita ha sostenuto che l’avv. Basso e il dott. Basile non avevano i poteri per chiedere copie ma solo per prendere visione dei documenti. Ciò è falso e il Tribunale ne ha preso atto, semplicemente esaminando la valida procura a suo tempo rilasciata dal socio Cantarini».

Prosegue la nota: «I professionisti non hanno mai preteso di far estrarre le copie a terzi estranei in violazione di un non meglio definito diritto alla privacy. Semplicemente, quando con pec dell’8 giugno l’Avv. Basso aveva chiesto di poter ottenere copia dei documenti che avrebbe scelto, aveva chiesto alla società di indicare le modalità che più preferiva, ad esempio inviando un incaricato di Cantarini presso la sede sociale, oppure portando il materiale presso una copisteria di fiducia della società. È ridicolo pensare che le fotocopie possano essere effettuate solo personalmente dai professionisti delegati e non anche da loro collaboratori di studio o da incaricati di fiducia del socio». Infine «Il Giudice di Tano non ha mai affermato o anche solo lasciato intendere che la Jesina aveva ragione su qualcosa. Al contrario, ha fatto ben presente che la documentazione andava esibita e consegnata in copia, se richiesto dai professionisti. Il motivo per cui alla fine le operazioni saranno svolte dall’avv. Basso e dal dott. Basile è semplicemente questo: in udienza, il magistrato ha chiesto a Cantarini chi voleva delegare materialmente per l’estrazione delle copie, e Cantarini ha fatto il nome dei 2 professionisti. Non a caso, il Giudice ha rinviato il procedimento al 5 dicembre “per verificare la effettiva esibizione della documentazione oggetto di causa con relativa estrazione di copia”. Che bisogno ci sarebbe stato di questa verifica, se il comportamento della società fosse stato ritenuto corretto?».

Il sunto del legale incaricato da Cantarini è: «In udienza, la società si è detta disposta ad assecondare le richieste di Cantarini perché sapeva di non avere scelta. La storia del rifiuto motivato dalla privacy è solo fumo negli occhi dell’opinione pubblica, una storia patetica smentita dalle evidenze documentali a disposizione del Tribunale. In ogni modo, la verità verrà fuori a dicembre, quando il Tribunale deciderà sulle spese di lite: se la Jesina sarà condannata a rimborsare Cantarini, come ritiene il legale di Cantarini, sarà la prova che questa dirigenza non gestisce la comunicazione con la trasparenza che i tifosi, i soci e tutta la collettività hanno il diritto di aspettarsi».