JESI – Ciclisti e pedoni investititi e c’è anche chi ci ha rimesso la vita. Le strade cittadine fanno paura? Sono un pericolo?
Da marzo a oggi 11 volte ci sono stati incidenti di questo tipo, con una impennata negli ultimi mesi.
«Però non c’è niente di strano negli incidenti stradali che recentemente sono accaduti. Purtroppo è una coincidenza che la settimana scorsa se ne siano verificati due gravi».
Liliana Rovaldi, comandante della Polizia Locale di Jesi, fa il punto della situazione viabilità e rischi connessi considerando che «bisogna vedere in che orari succedono: riferendoci a quello mortale del 17 ottobre, sul ponte San Carlo, è avvenuto la mattina, intorno alle 9.30, in un orario di punta del traffico, nell’altro, due giorni dopo, alla rotatoria presso il Liceo Scientifico – il ferito in terapia intensiva – stessa cosa, in un orario sensibile, da mezzogiorno alle 13. Sono rimasti coinvolti due uomini in bicicletta e, nel caso, è corretto parlare di veicoli incidentati».
In questi orari, lo vediamo tutti i giorni, il traffico aumenta considerevolmente, «i veicoli circolano e c’è, dunque, la possibilità che possa verificarsi un incidente. Poi c’è il periodo nel quale non succede nulla per mesi e quello in cui, appunto, nel giro di soli due giorni ne capitano altrettanti gravi. Mi sono subito interessata per capire il perché di quanto accaduto, e la risposta è sempre quella: aumento del traffico e maggiore possibilità di incidenti. Quando poi sono coinvolte le biciclette è inevitabile che la situazione si aggravi».
La comandante sottolinea che «l‘investimento è altra cosa, e pone in risalto come l’anello debole della catena sia, comunque, il pedone che, può succedere, viene investito anche sulle strisce pedonali. Dove ha la precedenza, è vero, ma i veicoli non sempre la danno. Quindi, prima di attraversare bisogna sempre accertarsi che non ci siano pericoli, non dare mai per scontato che la macchina si fermi, di fare attenzione».
La velocità sotto accusa? Relativamente, almeno sulle strade cittadine, perché «sembra che si vada forte, anche se ci sono i limiti, ma c’è talmente tanto traffico che è quasi impossibile raggiungere quello dei 50km/h all’interno delle vie urbane».
Ma due considerazioni vanno fatte. La prima che «l’unica forma di prevenzione è quella di trasmettere le regole, soprattutto ai giovani e ai bambini che sono quelli più disposti ad apprendere. Sperando in utenti migliori per quando avranno la patente».
La Seconda, chiama in ballo la sanzione «perché è importante. In quanto, molti conducenti di veicoli, in genere, sono più sensibili alla sanzione che all’educazione stradale».
Tutto si riduce al rispetto delle regole, occorre che tutti ci si armi di consapevolezza, prudenza, attenzione, senza derogare dal corretto comportamento quando si è su strada, in auto, in bici o a piedi.
Anche se servirebbero pure strade più sicure, con strisce pedonali visibili, dossi, semafori, marciapiedi, e in questo «gli uffici comunali preposti ce la mettono tutta per cercare di sopperire a quello che può essere un problema per la circolazione. Si può migliorare, è vero, ma questo vale per tutto ciò che si fa».
A Jesi c’è un punto considerato, in particolare, il più pericoloso: ed è l’incrocio tra via Sanzio e via Radiciotti dove «c’è una particolare incidenza di incidenti tra auto. Lì si è fatto di tutto, ci sono i dossi e i semafori lampeggianti gialli. Eppure continuano ad accadere sinistri, anche se non di grande rilevanza, con danni ai mezzi».