JESI – Uno scimmione nero si sta avvicinando al quartiere Prato. È il gorilla di Occidentali’s Karma, la divertente mascotte della canzone vincitrice dell’ultimo festival di Sanremo, che porterà il suo ballo pazzo anche a Jesi per accendere i riflettori su una zona popolare della città che, nonostante la sua grande vivacità, si sente poco considerata.
L’appuntamento con lo scimmione sarà sabato 25 marzo alle ore 17.30 per un sorprendente flash mob dal titolo “Riaccendiamo le luci, è qui la nostra città…. Via Battisti e via Marconi”, con inizio nello spiazzo della Farmacia Grammercato. L’iniziativa vede in Francesca Tili, titolare della pasticceria caffetteria cioccolateria “Note di Dolce”, la sua promoter e organizzatrice; con lei, una grande squadra di commercianti della zona, che hanno aderito all’iniziativa sia come sponsor, sia come parte attiva del flash mob. E quando arriverà lo scimmione, tutti usciranno dai loro locali per prendere parte ad un grande ballo collettivo, insieme alle ballerine della Scuola di Danza Palestra Linea Club asd di Jesi. Sopra il popolo danzante ci sarà anche un drone che trasmetterà poi l’intero flash mob su You Tube. I negozianti della zona protagonisti dell’iniziativa sono numerosi: oltre a Note di Dolce, ci sono Circle Project, Farmacia Grammercato, Fattorie Donzelli-Macelleria Salumeria, Ferramenta Ciccarelli, Forno Ivano pane pizza dolci da Paola, L’Arrotino coltelleria arrotineria, Silvia Pirani Kitchen & Home, Pasta Fresca Gastronomia Da Laura, Prima Infanzia di Marcello e Lucia, Studio Odontoiatrico Paolucci Alessandro.
«Per rianimare e riqualificare la zona, di comune accordo con quasi tutti i negozianti della zona – spiega Francesca Tili – abbiamo deciso di organizzare un Flash Mob sulle note della canzone del momento, Occidentali’s karma di Francesco Gabbani. La Scuola di Danza Linea Club di Maria Carla Giacani farà ballare tutte le sue ragazze con la coreografia di Romina Muzi. Ci sarà anche la scimmia presente e un altro personaggio “a sorpresa” con cui dopo si potranno fare foto, dentro la pasticceria in occasione di un “Apericena con la Scimmia” ad un prezzo promozionale di 5 euro a consumazione».
Non sappiamo chi sarà il personaggio misterioso che parteciperà a questo evento (gli organizzatori non vogliono svelare tutte le carte) ma Francesca svela un piccolo segreto: «Lo scimmione sarà io, ed inviterò tutti a ballare, sindaco e assessori compresi! Ringraziamo calorosamente l’assessore Ugo Coltorti e l’amministrazione comunale che ha espresso parere favorevole all’iniziativa concedendoci il patrocinio del Comune di Jesi. Abbiamo deciso di organizzare questo evento per riqualificazione una zona che, pur essendo a due passi dal centro storico, non è mai stata coinvolta da alcun tipo di evento. Anche noi vorremmo essere protagonisti, viviamo in una parte importante della città, ricca di storie da raccontare, di botteghe cordari e setarole. Non esiste sono il centro a Jesi, anche le periferie contano».
E a proposito di storie, quella del “Prato” è davvero degna di essere raccontata.
Fin dal medioevo, la vocazione del quartiere è quella di un luogo di incontro e di scambio commerciale. Lo stesso nome di Largo Grammercato fa riferimento ad un’antica area del mercatale. L’area, a ridosso delle mura del centro storico, si trovava nel punto di incontro delle direttrici per Osimo, Senigallia, Ancona, ed anche lungo la via che conduceva i pellegrini alla Santa Casa di Loreto. La presenza dei numerosi viandanti creò i presupposti per dichiarare nel 1588 la zona «area franca di scambi merceologici». La prima progettazione unitaria del borgo risale all’inizio del Novecento, ma già all’inizio dell’Ottocento esso iniziava a connotarsi come quartiere artigiano prima e operaio-industriale poi, con una fervida attività dei cordai e delle setarole. La vicinanza del Fiume Esino e del Canale del Vallato contribuì al fiorire delle attività manifatturiere, grazie all’energia idraulica. La zona fu abitata quindi da artigiani e operai. La realizzazione della prima stazione nel 1866 e l’apertura del collegamento fra questa ed il centro costituì poi un ulteriore passo verso la modernizzazione della città e l’apertura all’arrivo di nuova popolazione che si sarebbe insediata in questa ambiziosa città industriale per lavorare. L’offerta di nuove abitazioni in risposta a questa domanda fu individuata nell’area del Prato da sempre destinata ad accogliere chi veniva in città. La morfologia odierna del quartiere rivela un insediamento consolidato e inserito organicamente nell’urbanizzazione a sud della città, con una diffusa presenza di attività commerciali e piccole imprese del terziario chiamate a sostenere la sfida di nuovi flussi di traffico, e con le industrie sempre più lontane.