JESI – «Cattiva edilizia, saccheggio del paesaggio e delle risorse naturali, mancata prevenzione geomorfologica, e di patrimoni immobiliari lasciati all’incuria da eredi che neanche si ricordano di essere proprietari di una casa della bisnonna. Una serie di scelte, azioni, neanche chissà quanto pianificate, ma il più delle volte casuali, sporadiche. Per certi aspetti, una sequenza martellante di iniziative apparentemente scollegate, che diventano Strategia esecutiva, proprio perché non sono una Strategia premeditata».
È una fotografia cruda e impietosa quella scattata da Leonardo Animali nel suo “La Strategia dell’Abbandono”. Obiettivo e fuoco puntati principalmente verso l’entroterra marchigiano (ma nono solo), segnato da un tremendo terremoto che ha solo portato alla luce, a detta dell’autore, «la ferocia del capitalismo padronale che ha distrutto il paesaggio e rapinato ogni seme di umanesimo».
Già assessore alla cultura a Jesi, Animali vive ormai da qualche anno a Falcioni di Genga con la moglie Laura e l’inseparabile pastore abruzzese Broz. Un “balcone” privilegiato per scorgere l’Appennino e intravedere il mare Adriatico, due microcosmi che, a suo dire, vivono da separati in casa. Mercoledì 7 settembre (ore 19), alla libreria Gira&Volta di via Pergolesi 22, a Jesi, presenterà questo suo libro di ricordi, memoriali, ricognizioni paesologiche e riflessioni antropologiche. Lo farà assieme al professor Marco Giovagnoli dell’Università di Camerino, gli scrittori Sergio Cardinali e Vittorio Graziosi e l’artista Andrea Silicati, autore della copertina de “La Strategia dell’Abbandono”.
Nel suo racconto, si legge nella prefazione di Angelo Ferracuti, “non c’è solo il deperimento del territorio e dell’economia, i giovani che scappano all’estero, il fallimento di un parco che non è stato mai un parco, ma la fine di un mondo e della politica intesa come bene comune, sostituita da una rozza, cialtrona e cattiva politica che ha imbarbarito soprattutto la natura in una folle idea di sviluppo”. «Tre segni di ciò, in particolare in questa zona dell’Appennino, stanno lì a indicarci quale sia stata per decenni la cultura prevalente. La Nave di Osteria di Colleponi, la Discoteca Pulvisia di Pontebovesecco, le nuove Terme di San Vittore».
Una terra scossa pesantemente dal terremoto, evento naturale ha semplicemente portato alla luce, afferma sempre Animali, contraddizioni già esistenti. «Il sisma ha completato l’opera di desertificazione, le aree interne sono diventate prede di “vecchi e bolliti gruppi industriali del capitalismo oligarchico marchigiano, che sotto il caritatevole abito delle fondazioni di ogni tipo, hanno aperto le porte alle multinazionali dell’agrifood sui territori colpiti. A tutto questo si deve aggiungere l’incapacità di ripensare i luoghi, e la scorciatoia del turismo, luogo comune e panacea illusoria di ogni male sociale».
«Voglio molto bene a questo posto – scrive Animali – . Non ci sono nato, è vero, ma dove si nasce è casuale, non lo si può determinare. Te lo devi prendere così come è capitato, e fare due cose: rimanere o andartene. Dove si vuole vivere però, si può scegliere. Se non di più, almeno vale quanto. Io, concittadino per comune nascita di un Imperatore, ho scelto di vivere qui, nella terra dei due Papi; entrambi Re. Mi ha sempre mosso una forte disaffezione, mista a timore, verso le parole radici e identità. Mi è sempre venuto istintivo pensare all’idea di casa, come la definiva Marvin Gaye: “Wherever I Lay My Hat That’s My Home” Chi non vuole bene a questo posto, a questi territori interni in genere, e a chi ci vive, nativi, ritornanti, restanti, sono quanti si sono trovati di volta in volta a rappresentare la politica. E credo che così sarà anche in futuro. Non sono ottimista in questo».
Edito da Ventura, La Strategia dell’Abbandono è alla sua terza ristampa. Il debutto è avvenuto in webinar a iniziò maggio 2020.