FABRIANO – Stallo per la vertenza Fedrigoni, probabili nubi all’orizzonte per Beko Europe soprattutto per lo stabilimento di Comunanza, meno per quello di Melano a Fabriano. Questo, in estrema sintesi, l’esito del doppio incontro di ieri 7 novembre, nella sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy. La mattina, un tavolo tecnico per la chiusura di Giano srl, società attiva nel ramo delle carte per ufficio, annunciata dal Gruppo Fedrigoni per il prossimo 31 dicembre, con conseguenti 195 dipendenti diretti in esubero. Non erano presenti i sindacati, ma tecnici ministeriali, azienda e rappresentanti delle Istituzioni regionali e locali. Al termine della riunione, un nulla di fatto, con posizioni cristallizzate: l’azienda ha avanzato una proposta attraverso la quale con prepensionamenti, ricollocazioni e creazioni di nuovi posti di lavoro, avrebbe garantito circa 130 posti di lavoro, non recedendo di un millimetro sulla volontà di chiusura di Giano srl a fine anno. Le parti sociali e le Istituzioni, invece, vogliono uno slittamento della chiusura di un anno per avere il tempo necessario per esplorare le possibilità di vendita della stessa a soggetti privati o al Poligrafico dello Stato, e per il piano di mitigazione dell’impatto occupazionali, lo giudica insufficiente, mostrando scettici. Posizioni ferme e altre due riunioni in programma: il tavolo del lavoro che il sindaco di Fabriano, Daniela Ghergo, è pronta a convocare per la prossima settimana e, soprattutto, il nuovo faccia a faccia tra azienda e sindacati di categoria in programma il 14 novembre prossimo a Verona.
Beko Europe
«Ci aspettavamo qualche indicazione in più da parte dell’azienda, che ci ha semplicemente illustrato la situazione generale del mercato del bianco in Europa, insistendo sulla concorrenzialità cinese, ma tutte cose che sapevamo già», il commento dell’assessore regionale al lavoro, Stefano Aguzzi, al termine del tavolo di confronto al Mimit su Beko Europe, la nuova società costituita al 75% dai turchi di Arcelik e al 25% da Whirlpool. Ci si aspettava la presentazione di un Piano industriale e così non è stato. «L’attuale presenza nei settori del lavaggio e della refrigerazione sarà ulteriormente valutata per evitare altre perdite di cassa, mentre il sito di Carinaro, in provincia di Caserta, sarà mantenuto come Centro di Eccellenza per la distribuzione dei ricambi e le attività di ricondizionamento degli elettrodomestici. In Italia si punta poi a fare il centro di eccellenza per la cottura», sono le indicazioni fornite da Beko Europe, attraverso una nota. L’azienda ha ribadito il proprio impegno a lungo termine verso l’Italia confermando la disponibilità a investire nel Paese in aree considerate strategiche. L’Italia diventerà il Centro di Eccellenza per la cottura a livello globale, inclusa la Ricerca e Sviluppo, e la sede del Global Industrial Design per Beko, con l’ufficio regionale europeo situato in Italia che continuerà a svolgere un ruolo decisionale per le principali funzioni strategiche», hanno concluso.
Dichiarazioni contestate dai sindacati, in particolare dalla Fiom. «Le lavoratrici e i lavoratori pretendono rispetto, dal momento che sono informazioni che già circolano da diversi giorni. Oggi l’azienda prospetta chiusure annunciate di fatto negli scorsi mesi, a causa della riduzione del 50% dei volumi produttivi per la concorrenza con il mercato asiatico, di perdite consistenti di utili anche nel 2024 e dell’utilizzo di meno del 40% della capacità installata degli stabilimenti italiani. Abbiamo assistito a un teatrino inaccettabile», le dure parole di Barbara Tibaldi segretaria nazionale di Fiom-Cgil. Proclamate dai sindacati 4 ore di sciopero, che dovrà essere articolato a
livello territoriale il primo giorno utile, in base al calendario di lavoro, entro il 20 novembre.
Il ministro, Adolfo Urso, ha chiesto la presentazione a breve di un piano industriale che preveda maggiori investimenti in Italia, anche usando gli strumenti che il Governo e le Regioni mettono a disposizione, al fine di scongiurare la chiusura di stabilimenti e a gestire al meglio eventuali ridimensionamenti occupazionali e produttivi. Preannunciando, inoltre, che, sulla base del piano industriale che verrà presentato dall’azienda, sarà convocato un nuovo incontro al Mimit e avviato un confronto con tutte le parti interessate. Infine, l’assessore Aguzzi. «Come regione Marche ho dato la disponibilità a fare la mia parte attivamente qualora servisse una riconversione parziale dell’attività di alcuni dipendenti. Ci siamo fortemente scaldati alla fine sul fatto che serva un nuovo incontro rapido tra tutte le parti».