Jesi-Fabriano

Lealtà, serietà e rispetto, i valori dello sport

Intervista al presidente del Panathlon Club di Jesi, Fabio Fittajoli: «I valori morali, etici e culturali vengono prima delle rivalità troppo accese»

Il presidente Panathlon Jesi, Fabio Fittajoli assieme ai due studenti premiati per gli ottimi risultati scolastici e sportivi

JESI – «Lo sport è lealtà, serietà. È competizione sana e rispetto dell’avversario». C’è bisogno spesso di ribadire tali concetti, purtroppo. L’avvocato Fabio Fittajoli, presidente del Panathlon Club di Jesi, lo fa con molto piacere, essendo convinto che i valori morali, etici e culturali vengano prima della corsa esasperata al risultato, della vittoria “a tutti i costi” e delle rivalità troppo accese. Una filosofia che ribadisce all’indomani della premiazione di due studenti, che si sono distinti  per aver saputo accoppiare, con semplicità e applicazione, sport attivo e studio. Rieletto presidente l’anno scorso, dopo il mandato svolto una decina di anni fa, Fittajoli è determinato a promuovere e valorizzare il bel gesto atletico e il cosiddetto fair play. In poche parole, gli aspetti più nobili dello sport.

Fittajoli, quali sono gli obiettivi del Panathlon?
«La nostra associazione, nata in Italia ma presente e attiva in tutto il mondo, punta all’affermazione dei valori di moralità ed etica sportiva. L’obiettivo è la formazione e l’elevazione della persona, in quanto individuo ma anche quale componente di una comunità. Crediamo che lo sport sia educazione, serietà, rispetto per l’avversario. Comprendiamo la rivalità, ma riteniamo che non si debba mai eccedere».

Anche perché gli sportivi sono un esempio..
«Certamente. Soprattutto per i giovani. Ripeto, comprendiamo che la competizione, a volte, può essere difficile da gestire a livello mentale. Per questo, cerchiamo di premiare e promuovere chi dà il buon esempio, come il ciclista che si ferma ad attendere l’avversario in difficoltà, il calciatore che sbaglia il rigore per compensare l’errore dell’arbitro. Capiamo pure, tuttavia, che questo non piace a tutte le società. Ma va considerato il rischio emulazione da parte dei più giovani. Ecco, non sarebbe male se i campioni, ma in generale gli sportivi, pensassero che dall’altra parte c’è sempre qualcuno che guarda».

Il Panathlon sostiene con forza anche lo sport praticato dalle persone con disabilità..
«Sì, con grande convinzione. Questi atleti sono un esempio di tenacia e determinazione. È nostro dovere promuoverne le gesta».

Così come le manifestazioni associazionistiche..
«Certo. Spesso i valori più sani dello sport sono veicolati proprio da queste iniziative. Penso alla Camminada de San Giuseppe, ad esempio. Un momento per stare insieme, socializzare, passeggiare o correre, e sorridere».

Avete nemici?
«Il doping è il nostro nemico giurato. Perché è una truffa nei confronti di se stessi, degli altri, e dello sport. Non possiamo digerirlo. È una forma degradante di concepire la competizione».