JESI – Firme a sostegno di una proposta di legge popolare contro la propaganda fascista e nazista. La raccolta sta avvenendo in tutta Italia e anche Anpi e Arci di Jesi invitano a firmare: in città è possibile farlo, entro il 31 marzo prossimo, presso la segreteria municipale in Piazza Indipendenza 1, dal martedì al venerdì dalle 10 alle 13.
«Striscioni negli stadi – argomentano Anpi e Arci- concerti nazi-rock, testimoni dell’orrore nazifascista obbligati alla scorta, movimenti nel web ispirati al Ventennio, commemorazioni rievocative a suon di saluto romano. Il nostro Paese non ha mai chiuso con il Ventennio fascista e con i fascismi. La pacificazione è il sentiero stretto della vigilanza permanente L’ordinamento giuridico italiano norma e sanziona l’apologia del fascismo (Legge 645/52 ritoccata nel 1975; L. Mancino/93 art. 2 che punisce “chiunque, in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali” di organizzazioni, associazioni o movimenti “aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Di fatto l’applicazione delle leggi è risultata nel tempo farraginosa e discrezionale».
Per superare gli «equivoci che insorgono nel coniugare la “libertà di espressione” sancita dalla Costituzione e il divieto di “riorganizzazione del partito fascista” (Legge Scelba)», dal sindaco di Stazzema, Maurizio Verona, è scaturita la proposta di Legge popolare contro la propaganda fascista e nazista. La sua presentazione richiede un minimo di 50 mila firme.
«Ogni concessione ai cedimenti della Memoria, e non solo rispetto al Ventennio ma anche alla lunga stagione stragista repubblicana su cui incombe la lunga mano dell’eversione neofascista, ogni minimo sconto a tali movimenti in nome della “libertà di espressione” si traduce in pericolo concreto e corrosivo per la libertà, la convivenza pacifica e democratica di tutti. Per tali motivi l’ARCI e l’ANPI di Jesi invitano gli iscritti, i simpatizzanti e più in generale tutti i cittadini (residenti nel nostro Comune) che si riconoscono nei principi della Costituzione Italiana, ad andare a firmare, muniti di documento di identità».