JESI – «I ragazzi sanno che io non sono un negazionista poiché il virus esiste, l’ho sempre detto, ed ha fatto ciò che tutti sappiamo, ma la cosa che ho voluto dire agli alunni è che probabilmente certe emergenze potevano essere affrontate diversamente, con più consapevolezza scientifica». Sono le parole del professore di matematica del Liceo Classico “Vittorio Emanuele II” di Jesi finito nella bufera per aver inviato un messaggio su WhatsApp ai suoi alunni di terza e quarta, nel quale sosteneva «non c’è nessuna emergenza sanitaria» legata al Covid-19.
Il docente, laureato in Fisica, si difende dall’etichetta di “negazionista” puntualizzando che «poche righe possono essere largamente fraintese se lette da persone che non mi conoscono, mentre i ragazzi a scuola ne hanno capito sicuramente il senso, tanto che effettivamente nessuno ha pensato veramente di accogliere la mia idea provocatoria di fare la didattica digitale di fronte alla scuola».
Nel messaggio il professore, oltre ad invitare gli studenti a fare lezione all’aperto, aveva affermato che «il tampone neanche distingue il tipo di virus Sars da un altro» e che con il vaccino in arrivo «inietteranno nanoparticelle capaci di interagire con segnali 5G per il controllo della vostra salute».
Dichiarazioni dalle quali si difende sostenendo: «Sicuramente la medicina o la microbiologia non sono la mia materia di studio, tutto ciò che ho detto nel messaggio riguardo la veridicità dei tamponi, o l’efficacia e l’interazione dei vaccini col nostro corpo l’ho appresa da dottori o scienziati che hanno diffuso notizie attraverso la rete Internet. Mi riferisco in primis al premio Nobel Luc Montagnier medico virologo e biologo e allo Scienziato Stefano Montanari. Non essendo io un esperto, mi sono fidato delle loro parole a riguardo per dare una visione diversa della situazione».
Secondo il docente è «importante dare vedute allargate ai ragazzi, e non solo dire ciò che tutti i giorni si sente dalla fonte tv», televisione che aveva accusato di raccontare «solo balle». Inoltre torna all’attacco sulla questione spiegando che le «regole sono poco chiare a livello scientifico» come per esempio per quanto concerne lo «stare seduti nei banchi senza mascherina» che «si può», mentre invece «in piedi nella stanza» occorre stare «obbligatoriamente con la mascherina».
«È un periodo però che ho visto i volti degli alunni piano piano spegnersi e appassire come se fossero stravolti da eventi da loro incontrollabili – prosegue – , quindi, abbastanza ingenuamente da parte mia, ho pensato di invitarli a fare qualcosa che non doveva essere vista come protesta, ma solo un segno della loro esistenza all’interno di questo Sistema». Il professore sottolinea «ci tengo molto alla scuola e al benessere degli alunni al suo interno, e questa mia dedizione è stata sempre ripagata dall’abbondante consenso che ho da parte loro. La mia era solo una provocazione per cercare di tirare un po’ su il morale a ragazzi frastornati dagli eventi consapevole che non avrebbero mai seguito le mie parole. E tale è rimasta, cioè una provocazione, visto che non ho incitato ulteriormente nessuno a fare qualcosa».
Insomma un incitamento all’informazione su più canali, che secondo il docente è «fondamentale per la crescita di una mente critica e vogliosa di apprendere». Infine le scuse che rivolge ai genitori che «si sono sentiti coinvolti negativamente dalle mie parole, che non avevano intenzione di offendere nessuno» e poi alla scuola «per aver creato, tramite fraintendimenti, un’immagine negativa dell’educazione scolastica».
Una scuola, quella jesina, che è risultata ai vertici della classifica Eduscopio, stilata dalla Fondazione Giovanni Agnelli, nell’indirizzo di studi Scienze Umane. Il portale, che valuta gli istituti scolastici sulla base della loro capacità di formare agli studi universitari, ha posto il Liceo Classico Vittorio Emanuele II, in testa a un’area che copre Anconetano e Maceratese, sia per quanto concerne la percentuale di diplomati in regola (77,4%), che per media dei voti e crediti ottenuti.