Jesi-Fabriano

Vertenza Beko: soddisfazione per le aperture della newco da parte del sindaco di Fabriano Ghergo

Anche il commissario straordinario al sisma 2016, Guido Castelli, e il sottosegretario al Mef, Lucia Albano, salutano con favore le aperture registrate. Critica la posizione del coordinatore regionale del M5s, Giorgio Fede

FABRIANO – «Da oggi può iniziare una trattativa serrata». Con queste parole, il sindaco di Fabriano, Daniela Ghergo, ha commentato gli esiti del quarto incontro sulla vertenza Beko che si è svolto ieri pomeriggio 30 gennaio nella sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy, al quale il Primo cittadino ha partecipato. Prima ha fatto visita al presidio dei lavoratori delle newco turco/americana sotto la sede del Mimit. Presenti oltre un centinaio di lavoratori fabrianesi. Aumento degli investimenti per i siti italiani 300 milioni di euro e disponibilità a iniziare un confronto su un nuovo piano industriale, rinunciando ad aprire le procedure di chiusura e di licenziamento, gli aggiornamenti al Piano industriale della newco turco/americana che, al momento, per Fabriano prevede quasi 400 esuberi tra operai (66 a Melano), impiegati e dirigenti (circa 300 su quasi 550 totali, tra ridimensionamento degli uffici regionali e chiusura dell’unità di Ricerca e Sviluppo), ai quali si aggiungono i circa 320 a Comunanza (Ascoli Piceno) per la chiusura dello stabilimento entro il 2025. «L’obiettivo è di difendere ogni singolo posto di lavoro. Dal 10 febbraio si avvieranno confronti per indurre Beko a definire i dettagli del piano di investimenti e di quello occupazionale. Sarà una trattativa impegnativa, ma i lavoratori sanno che le Istituzioni, a tutti i livelli, sono dalla loro parte. Fabriano farà valere l’importanza della propria tradizione industriale e delle competenze dei propri lavoratori per garantire un futuro al nostro territorio», conclude il Primo cittadino.

Il Tavolo al ministero delle Imprese e del Made in Italy, alla presenza del ministro Adolfo Urso
Il Tavolo al ministero delle Imprese e del Made in Italy, alla presenza del ministro Adolfo Urso

Le reazioni

«Grazie al lavoro del Governo Meloni e della Regione Marche, nel corso dell’ultimo mese e mezzo la posizione dell’azienda Beko è significativamente cambiata. La multinazionale, infatti, si è dichiarata disponibile, in caso di contenimento dei costi industriali, a retrocedere rispetto alla chiusura dello stabilimento di Comunanza e comunque a non attivare le procedure di licenziamento. Grazie al Ministro Urso, si è aperto uno spiraglio rispetto a una negoziazione che dobbiamo comunque svolgere con cautela e senza abbassare la guardia. È indubbio, comunque, che la voce del Governo, di un Governo vicino al cratere, si è fatta sentire in attese settimane», il commento del Commissario straordinario al sisma 2016, Guido Castelli, che ieri ha partecipato al Mimit al tavolo su Beko. «C’è ancora molto da lavorare e quelle che ci aspettano saranno settimane di confronto con tutte le parti coinvolte; confronto che seguirò con l’attenzione che merita questa realtà strategica per l’Appennino marchigiano. Abbiamo la consapevolezza che il Governo c’è e ci sarà. La difesa del territorio e del cratere non la stiamo conducendo da soli».

Soddisfazione anche da parte del Sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze e deputato di Fratelli d’Italia, Lucia Albano. «Grazie all’impegno e alla determinazione del Governo e del Presidente della Regione Marche Acquaroli, l’azienda ha accettato di ridiscutere il piano industriale, congelando nel frattempo le procedure di esubero. La disponibilità di Beko a un confronto costruttivo, senza la minaccia di chiusura e licenziamenti che preoccupavano gli stabilimenti marchigiani di Comunanza e Fabriano, e gli altri siti italiani, è un fondamentale passo avanti nelle trattative. Mentre in altri Paesi Beko ha chiuso gli insediamenti produttivi, il Governo italiano ha avuto la forza di istituire un tavolo di confronto permanente per garantire un dialogo costante tra le parti e tutelare così i lavoratori. Continueremo a lavorare senza sosta per garantire risposte ai lavoratori e ai territori interessati», conclude.

Di tutt’altro avviso il deputato marchigiano del M5s Giorgio Fede e coordinatore regionale del movimento. «La mole di esuberi che Beko ha in mente sul territorio italiano non è sopportabile, perché si tratta di un dimezzamento dei lavoratori dell’azienda nel paese. Nelle Marche, ad esempio, la chiusura del plant di Comunanza e l’azzeramento o quasi dei colletti bianchi a Fabriano provocherebbero un irrecuperabile disastro sociale, visto che parliamo di aree interne dove le alternative occupazionali languono, con lo spopolamento che purtroppo è già una realtà ineluttabile. Pure oggi Urso bene, ma non benissimo: scaricare sull’Europa la responsabilità del rilancio del settore degli elettrodomestici lascia un po’ il tempo che trova. Così come il riferimento un po’ stantio al Golden Power. Soprattutto perché in due anni abbondanti dal governo Meloni non si è vista mezza proposta organica di politica industriale, né per rilanciare la produzione né per spingere gli investimenti. E non citiamo il fiasco di Transizione 5.0 per carità di patria. Nei 22 mesi di calo della produzione industriale, il tracollo del comparto del bianco gioca un ruolo tristemente decisivo. Urso chiede a Beko 300 milioni di investimenti: è giunta l’ora di arrivare a impegni precisi. Duemila lavoratori con una spada di Damocle in testa per altri 11 mesi non è uno scenario accettabile», conclude.