C’è anche un pezzo di Marche nella “corsa allo spazio” che riempie le pagine dei giornali e i servizi televisivi dei nostri giorni. Non solo miliardari lanciati in orbita con il turismo spaziale sviluppato da Blue Origin, di Jeff Bezos, il patron di Amazon, e da Inspiration4 di SpaceX, società di Elon Musk, ma anche il tenace lavoro di imprese che sostengono con le loro invenzioni la ricerca nel settore aerospaziale, al fianco di partner pubblici e privati. Come Loccioni, il gruppo di Rosora leader mondiale nel settore degli strumenti da misura per il collaudo e del controllo qualità, che collabora con numerosi progetti internazionali tra cui la missione “Juice” dell’Esa – l’agenzia spaziale europea – che esplorerà tre lune ghiacciate di Giove in cerca di tracce di vita. All’interno della Loccioni srl, fondata nel 1968 da Enrico Loccioni, opera da alcuni anni una sezione appositamente dedicata al settore, e che si chiama Loccioni Aerospace. Ne è responsabile Alessandro Ragnoni, che abbiamo intervistato .
La scorsa settimana avete preso parte alla settimana mondiale dello spazio ad Osimo. Quale è il legame tra Loccioni e le stelle?
«È stata una bellissima iniziativa quella organizzata dal comune di Osimo e siamo stati davvero onorati di aver ospitato, seppur virtualmente, personaggi del calibro di Piero Angela e Amalia Ercoli Finzi, con la sorpresa del Generale Roberto Vittori collegato dai nostri uffici del Maryland. Per me che da qualche anno porto avanti il progetto Aerospazio è stato emozionante trovarmi in mezzo ad un parterre del genere.
Il legame tra Loccioni e le stelle, o tra Loccioni e la luna, la vera protagonista dell’incontro di Osimo e delle prossime missioni, forse va cercato all’origine: era il 1963 quando, quattordicenne, Enrico Loccioni tornava a casa dalla scuola per elettrotecnici e, stanco di dover portare le mucche ad abbeverarsi, si ingegnava con una pompa elettrica per portare l’acqua nella stalla. Negli stessi anni, in altre parti del mondo ci si ingegnava per portare l’uomo sulla luna. Era la fine degli anni ‘60 quando la sua piccola impresa ha mosso i primi passi nel mondo della tecnologia, mentre l’Apollo 11 compiva i famosi grandi passi per l’umanità.
Da allora, passo dopo passo, le soluzioni di misura per il controllo qualità e la sicurezza Loccioni hanno conquistato la fiducia dei più grandi produttori del mondo – dall’elettrodomestico all’automotive, dal medicale all’energia, dal farmaceutico al ferroviario – e sono arrivate anche in progetti innovativi del settore aerospaziale. L’obiettivo è sempre lo stesso: misurare per migliorare, per il benessere delle persone e del pianeta. L’inseguimento della sfida tecnologica, il miglioramento delle competenze d’impresa e della qualità degli ambienti di lavoro, si realizza con lo sguardo verso le stelle e i piedi ben piantati sulla terra, nel proprio territorio».
Si chiama appunto Loccioni Aerospace la vostra area dedicata al settore Aeronautica e Aerospazio. Di che cosa si tratta? Quali i progetti più ‘sfidanti’ di questo periodo, e con chi?
«L’aerospazio per noi non nasce oggi, sin dalla fine degli anni ‘80 abbiamo avuto opportunità di lavoro in ambito aeronautico (parliamo di impiantistica e ground test control), poi negli ultimi anni abbiamo raccolto una serie di nuove sfide perché il mercato sta vivendo grandi discontinuità sul fronte dei processi e dei prodotti. Come per le auto e per i treni, anche per il settore aereo ci occupiamo principalmente di propulsione, di controllare la performance dei motori e la qualità dei componenti dei velivoli. Così GE Avio ci ha dato una sfida bellissima: testare il primo motore nativo digitale GE Catalyst, nuovo gioiello di GE Aviation. Con il progetto Wet Rig, una sala prove nello stabilimento di Brindisi, vengono ricreate le condizioni atmosferiche di ogni fase di volo, per verificare la sicurezza e l’affidabilità di un motore aeronautico che non è fisicamente presente, ma ricreato virtualmente attraverso l’interazione di alcuni suoi moduli hardware reali (le due gearbox). Un’altra bellissima avventura è quella del “Gigante della Foresta”, la sala prova GE Avio di Zielonka in Polonia. Nell’enorme laboratorio di collaudo, il team Loccioni ha sviluppato un sistema per collaudare la turbina del motore GE9X, il più potente del mondo per il jet commerciale più grande: il Boeing 777-X. In casa Loccioni lo chiamano lo “stargate” e davvero rappresenta una porta, attraverso cui le competenze sulla misura dei sistemi di propulsione del mondo auto si trasferiscono al mondo avio.
Interessante lavorare con Airbus, per cui collaudiamo l’elettronica presente nella plancia del velivolo, mentre con Leonardo Elicotteri interveniamo sul comfort del volo in elicottero, misurando il corretto bilanciamento delle pale del rotore.
È stato proprio Leonardo che ci ha lanciato “in orbita” con i programmi Sentinel 6 (lanciata in orbita un anno fa) e Juice (che lo sarà prossimamente): questa volta la misura per il controllo qualità e l’automazione dei processi è applicata ai pannelli solari satellitari che alimenteranno le prossime missioni spaziali».
In questi mesi si parla molto di ricerca aerospaziale, in virtù anche degli enormi investimenti di Elon Musk in Space X e di Jeff Bezos in Blue Origin. Due compagnie private che stanno segnando il passo di una nuova corsa allo spazio. Cosa ne pensa?
«Le compagnie private, che per definizione devono essere economicamente sostenibili e creare profitto, rilanciano con forza la necessità di affrontare le sfide della corsa allo spazio con un salto evolutivo dei processi e dei prodotti aerospaziali per consentire ai nuovi modelli di business di essere sostenibili. Noi leggiamo questa discontinuità come un’opportunità. In questo contesto infatti il ruolo della misura e del test, durante la fase di design prima e di produzione dei sistemi poi, diventa determinante per ottimizzare l’impatto sui tempi e sui costi di investimento. La space economy è senz’altro una realtà in crescita, che dobbiamo osservare con occhio critico, imparando dagli errori fatti per non replicarli e con il massimo rispetto per l’universo».
La ricerca aerospaziale, pubblica e privata, può dare un contributo importante allo studio del cambiamento climatico?
«Nella nostra esperienza lo sta già facendo. Quando un anno fa abbiamo visto i pannelli solari collaudati da nostri sistemi (per conto di Leonardo) montati sul satellite Sentinel-6 Michael Freilich a bordo della capsula del vettore Falcon 9 di SpaceX siamo stati doppiamente orgogliosi. Da un lato per aver vinto la sfida tecnica di automatizzare il processo di collaudo fine produzione di un pannello solare satellitare completo; dall’altra perché lo scopo della missione ESA/NASA Sentinel-6 è quello di orbitare per i prossimi 10 anni attorno alla terra e analizzare il livello dell’innalzamento degli oceani raccogliendo dati per migliorare i modelli climatici».
Per i giovani che entrano in Loccioni dopo la scuola, quali sono le opportunità di formazione e di impiego nell’ambito aerospaziale? Quale percorso di studi consigliate ad un ragazzo che voglia impegnarsi in questo settore?
«Quello che consigliamo a tutti gli studenti con cui entriamo in contatto, è di non aspettare la fine della scuola, per dare una sbirciata al mondo del lavoro, ma farlo mentre si studia. In Loccioni i ragazzi hanno la possibilità di esplorare settori e argomenti diversi, in cui la spinta della digitalizzazione e dell’elettrificazione alimenta l’innovazione continua. I nostri sistemi sono un’integrazione di competenze che toccano quasi tutte le branche dell’ingegneria andando dalla meccanica, alla fluidica, dall’elettrica all’elettronica fino all’informatica. La formazione da noi è un percorso graduale che punta, attraverso il contatto con le sfide reali, a far emergere le attitudini ci ciascuna persona perché il lavoro sia prima di tutto una soddisfazione. Ma l’opportunità più interessante è che ci si confronta ogni giorno con i clienti, che sono i più grandi nomi in ogni settore: costruttori di auto, di elettrodomestici, player mondiali dell’energia, i migliori centri ospedalieri e i colossi del mondo aerospaziale. Insieme si esplorano le potenzialità delle nuove tecnologie abilitanti: dall’additive manufacturing, alla scienza dei dati, dall’intelligenza artificiale alla robotica. E dalle Marche ci si muove in tutto il mondo, grazie alle nostre 10 sedi internazionali, in cerca di nuove opportunità. Il percorso di studi è importante, certamente le lauree tecniche sono molto richieste anche da noi, ma è soprattutto la persona, la sua passione e la sua motivazione a fare la differenza».