Oltre 3000 chilometri (3100 per la precisione) grazie a 27 autostop per attraversare 9 nazioni spendendo zero euro. È questa l’avventura di Lorenzo Cacciamani, 23enne jesino che vive da anni a Bologna (dove si è laureato in Economia), dopo una parentesi all’Accademia di belle arti di Firenze. Raggiunto al telefono, Lorenzo è un fiume in piena di aneddoti ed entusiasmo.
«L’idea è nata nell’anno sabbatico dopo la laurea. La gente vedeva che viaggiavo molto e mi diceva che ero fortunato a potermelo permettere. Io rispondevo che non bisognava necessariamente essere ricchi per viaggiare. E l’ho voluto dimostrare».
Così, zaino in spalla, senza soldi, ma con tanta voglia di esplorare, Lorenzo è partito da Berlino (dove già si trovava) e ha attraversato una parte di Europa: «Volevo anzitutto dimostrare che non servono così tanti soldi per viaggiare e poi volevo far capire alle persone che la gente, spesso, è più buona di quanto sembri ed è disposta ad aiutarti».
In famiglia, non l’hanno presa tutti benissimo: «Mamma mi ha appoggiato, ma papà era scettico e a nonna non ho detto nulla, altrimenti sarebbe stata in pensiero». Un viaggio di 14 giorni, dal 2 al 16 maggio, ma la storia di Cacciamani è diventata nota solo qualche giorno fa, quando il giovane ha postato un video su Youtube raccontando la sua esperienza.
Tanti gli aneddoti: «In Serbia, non volevano farmi entrare perché non avevo soldi. Così, ho dormito nel bagno di un autogrill. In Slovacchia, invece, ho dormito in un rifugio per senzatetto, due volte in una chiesa e in Ungheria mi ha dato un passaggio un ragazzo che cercava a tutti i costi di calmare l’amico, che era stato lasciato dalla fidanzata. Due giorni dopo, per consolarlo, sono andato a dormire da lui, in una stanza della casa che aveva un passaggio segreto dietro a un armadio».
Che poi, è proprio questo che ti rimane dei viaggi: i ricordi e le foto. E Lorenzo ne ha fatte parecchie: «Per trovare ospitalità, ho usato l’applicazione ˈCaught surfingˈ. Certo, qualche pranzo l’ho saltato, ma colazioni e cene sono riuscite a farle quasi tutte (ovviamente offerte dagli altri, o rimediati alla Caritas). In cambio – fa sapere – regalavo ritratti o degli aiuti in casa, per esempio cucinando la pasta».
«Una mattina, stavo facendo un autostop in strada e un signore è passato con la macchina senza fermarsi. Tre ore dopo, è ripassato ed ha accostato, chiedendomi dove dovessi andare. È finita che mi ha offerto una Fanta e una pizza e mi ha accompagnato alla successiva destinazione».
Lorenzo ha toccato la Germania (Berlino), la Polonia (Poznan, Varsavia, Cracovia), la Slovacchia (Svidnik), l’Ungheria (con Miskolc e Budapest), la Romania (con Timisoara), la Serbia (è stato a Belgrado). E poi ancora in Croazia (a Zagabria), in Slovenia (Lubiana) e in Italia (a Padova). Alla fine, il ritorno a Jesi, a casa sua, e ora un lavoro che lo aspetta in un incubatore di start-up, a Bologna, «nella speranza – un giorno – di poter realizzare il mio sogno e scrivere un libro».