Metti insieme il talento un’artista poderosa e libera per vocazione, un tema urgente come la violenza di genere e un gruppo donne determinate e combattive. Ecco spiegato il successo della personale “Lovers Eyes” di Simona Bramati, pittrice originaria di Castelplanio (An), allestita nello spazio multidisciplinare “La Dama di Capestrano”, suggestivo scenario rurale a pochi chilometri da L’Aquila, sotto la curatela di Antonella Muzi.
Dopo la recente collaborazione con il Macro di Roma, le collettiva in Germania e a Genova, la personale “Emblemi” a Ferrara questa è la prima volta che Simona espone in Abruzzo dove la sua arte nella nobile tradizione a olio è stata riconosciuta dalla Muzi come necessaria «per creare palinsesti semantici attraverso la figurazione, per creare racconti che parlano di storie individuali e collettive, di drammi silenziosi ma comuni, di vite interrotte per un poco o per sempre, racconti che parlano di presente, di attualità».
Una comunione di intenti, dunque, per scavare il delicato tema della violenza sulle donne, tema da sempre caro alla Bramati, dove il suo lavoro «sa muoversi tra la polarità della denuncia e del racconto senza giudizio, è potente e delicato insieme, a volte urla altre volte sussurra, e in questo bilanciamento sapiente è coerente. Intimamente coerente».
Non a caso all’inaugurazione della personale hanno partecipato l’avvocata Simona Giannangeli che ha patrocinato l’evento, impegnata nella lotta contro la violenza maschile e cofondatrice del Centro Antiviolenza per le donne dell’Aquila, e la senatrice Stefania Pezzopane da sempre in prima linea contro le diseguaglianze e i diritti delle donne.
La mostra propone un corpus cospicuo di opere, una raccolta di acquerelli, di oli su tela, una installazione di sei teche e una numerosa raccolta dalla serie Lovers Eyes, dipinti a olio e tecnica mista su tavola. Gli occhi di Bramati sono uno per ogni Paese del mondo – in mostra ne viene presentata una selezione – come a voler realizzare una campionatura, come a voler sottolineare che l’essere umano, nella sua duplice polarità di vittima e carnefice, è il medesimo, in ogni latitudine.
Protagonista della mostra è anche l’installazione composta da sei scatole-reliquiario. Il numero non è casuale – come nulla nel lavoro dell’artista, sempre ricco di significati e rimandi – ma ha un valore simbolico dal momento che nella cabala il sei corrisponde proprio al corpo. A corredo di queste due serie di opere ci sono poi alcuni lavori a olio e ad acquerello che, nel confermare le qualità pittoriche di Bramati, continuano a echeggiare la riflessione sul femminile: ferite profonde che non si rimarginano mai, maschere sovrapposte al proprio volto per creare un’identità che sappia resistere alla pressione del giudizio, desiderio di emancipazione che talvolta cade nel tranello dell’autosabotaggio, timore di non essere abbastanza.
E tra questi compare anche un delicatissimo autoritratto dell’artista, il ritratto di una bambina dal volto velato di malinconia che sembra quasi presagire un futuro in cui ogni conquista sarà ottenuta con fatica, e il ritratto di Ipazia, emblema della violenza subìta dalle donne per affermare la propria identità.
In occasione della personale è stato realizzato il catalogo “Lovers Eyes” (Ricerche&Redazioni Edizioni) in italiano e inglese impreziosito, oltre che dal testo critico di Antonella Muzi, dagli interventi di Simona Giannangeli, di Simonetta Caruso, Letizia Perticarini del poeta Davide Rondoni.
La mostra è aperta dal giovedì al sabato dalle 17 alle 20 e la domenica dalle 11 alle 13 fino al 2 giugno 2023, info www.ladamadicapestrano.com