JESI- Luca Bernardi è stato salutato ieri nella chiesa di San Giuseppe con tutti gli onori per un cittadino benemerito, per un guerriero di battaglie civili, per un giovane uomo che ha reso importante la sua vita sebbene segnata costantemente dalla malattia.
Una chiesa di San Giuseppe gremita dentro e fuori sul sagrato, per i funerali di Luca Bernardi, il 35enne jesino scomparso sabato mattina. Luca lottava da tutta la vita con la distrofia muscolare di Duchenne, che lo aveva inchiodato a un letto costretto a respirare artificialmente. Una vita che era un calvario, ma che lui aveva accettato col sorriso e con la dolcezza di chi non s’arrende, anzi. Sostenuto coraggiosamente sempre da babbo Mario e mamma Morena, grazie a Internet è riuscito a laurearsi a scrivere libri e a farsi tantissimi amici. La sua forza era quella, senza uscire dalla sua stanza aveva tutto il mondo con sé. Questo grande esempio di fede, di pazienza e di amore, sono stati ricordati oggi nell’omelia di don Federico Rango, parroco e cugino di Luca, che ha celebrato il funerale insieme a don Giuliano Fiorentini.
«Luca ha combattuto tante battaglie – ha detto don Federico – mettendosi al servizio di tutti, non solo di sé stesso, e ha dimostrato che la fragilità non è un problema. Luca ha scelto di vivere nell’amore e di credere nell’amore. Ci ha insegnato che la vita non ha limiti, l’unico limite che conosciamo è quello della morte. Ma pur nel grande dolore, oggi che Luca torna al Signore, la celebrazione di oggi è un canto di vita che si leva al cielo per l’eternità».
Tanta commozione anche di fronte alle parole con cui il giovane parroco sceglie di raccontare la vita tormentata del cugino, la cui terribile malattia ha iniziato a manifestarsi a 1 anno e mezzo. Gli occhi lucidi anche del sindaco Massimo Bacci in fascia tricolore, dell’assessore Maria Luisa Quaglieri e del presidente del consiglio comunale Daniele Massaccesi, rappresentanti di un’Amministrazione che nel 2018 ha conferito la cittadinanza benemerita a Luca.
Accanto al feretro di legno chiaro coperto di fiori bianchi e gialli, il labaro del Comune di Jesi. Don Federico si è rivolto ai genitori, agli amici e a chi dovrà custodire i sogni, quello scrigno pieno di sogni, dove Luca continuerà a vivere per sempre. Ha fatto appello alla fede, perché «gli uomini non possono comprendere da soli il dolore della malattia», poi ha ceduto la parola a don Giuliano Fiorentini che rimasto in disparte durante la cerimonia funebre, ha letto una toccante lettera che il vescovo don Gerardo Rocconi ha inviato ai genitori Mario e Morena. «Carissimo Luca voglio solo salutarti. Penso che vivevi una forte sofferenza, perché dipendere dalle macchine per 20 anni è terribile. Eppure non ho mai sentito un lamento, anzi hai sempre usato parole ricche di serenità…Grazie per la grande testimonianza di fede, pazienza e amore che ci hai dato. Ciò che mi ha colpito di te è la scelta di non chiuderti in casa, certo non potevi uscire mai hai mantenuto con lo scrivere, relazioni belle e significative. Hai lasciato un segno importante nella tua vita, vissuta sempre nella malattia, ma comunque preziosa. Ai genitori, abbiate coraggio. Avete dato tanto amore e tanto tempo a Luca, improvvisamente tutto si ferma. Sentirete un vuoto immenso, ma trovate il coraggio di pensare a quanto grande, pur nella sofferenza, sia stato il valore di Luca, che è stato un prodigio. Il suo ricordo vi sostenga».
All’uscita del feretro dalla chiesa, un lungo applauso ha salutato l’ultimo viaggio verso il cimitero comunale dove Luca finalmente riposerà libero dal male.