JESI – L’ultimo abbraccio all’imprenditore Graziano Tantucci oggi, 29 settembre, è andato in scena oggi nella chiesa di San Massimiliano Kolbe.
Tanta la gente – dipendenti, amici, conoscenti – che ha assistito alla messa, officiata da don Alberto Balducci il quale nell’omelia ha, tra l’altro, detto che «le sofferenze, le gioie, l’ingegno, il lavoro, i peccati, le buone opere di Graziano li mettiamo davanti alla misericordia di Dio».
Alla fine, sul sagrato, dove era stato sistemato anche un banchetto per le offerte allo Iom, un applauso ha accolto il feretro prima che partisse per San Marcello con un mezzo delle onoranze funebri Pentericci che si occuperà anche del trasporto a San Benedetto del Tronto, mercoledì 4 ottobre, per la cremazione. Quindi il rientro per la sepoltura a San Marcello.
Graziano Tantucci è morto mercoledì intorno alle 17 all’ospedale “Carlo Urbani”, all’età di 60 anni. Una morte improvvisa, inaspettata, visto che era rimasto insieme ai suoi dipendenti sino a poche ore prima.
Il suo “call center” di via Grotte di Frasassi era il fulcro di un’attività ultraventennale – per la quale avevano trovato lavoro in tanti, soprattutto donne – dove rifulgeva, comunque, anche la sua passione per il gioco del lotto, passione che lo aveva portato non solo a scrivere un libro sulla materia ma pure a collaborare con due riviste di settore.
Nella sua poliedrica attività e voglia di fare aveva trovato spazio la gestione di un camping a Marzocca.
«In quel campeggio ci vedevamo spesso – ricorda commosso Umberto Baldi, fondatore della omonima ditta di carni -, e ogni tanto andavamo anche a cena insieme. Lo conoscevo da quando aveva venti anni, il periodo della sua vita nel quale aprì una macelleria di carni congelate a Largo Europa. Venne da me per dei consigli che, naturalmente, gli diedi. Era attivo, intraprendente tanto che, poi, abbandonata quell’esperienza diede vita a quella che sarebbe poi stata la sua attività principale del “call center”. Un uomo generoso, una brava persona, sempre impegnata per gli altri».
Anche per l’ex sindaco e presidente della Jesina, Marco Polita, «una conoscenza trentennale la nostra. Lui pensava prima agli altri e poi a se stesso e quando nell’attività attraversò un momento difficile impegnò tutte le sue risorse per dare continuità al lavoro».