JESI – Una discesa nel buio della casa e di se stessi. Armati di torcia, si ‘viaggia’ nella cantina, passo dopo passo, scalino dopo scalino, e si scoprono una ad una le opere esposte nel sotterraneo per una inedita esperienza artistica: da domani, sabato 21 ottobre (inaugurazione alle ore 18), la USB Gallery di Jesi accoglie l’esposizione “Troglodyte in the totem” di Allegra Corbo, che sarà visitabile fino al 19 novembre su appuntamento in via Mura Occidentali 27 con ingresso cortile n.25 al portone grande verde. Il luogo è la galleria che Annalisa Filonzi – esperta d’arte contemporanea, giornalista, ed insegnante – ha realizzato nella ‘cantina’ della sua abitazione in centro storico, per indagare sulle pratiche artistiche attuali; un luogo di relazioni e di condivisione tra artisti e comunità, aperto ed accogliente, gratuito, sempre connesso al flusso creativo nazionale ed internazionale.
Ad un anno di distanza dall’ultima esposizione (“Dissolvenze” con opere di Valentina Colella, Perla Sardella, Bianca Senigalliesi), e dopo aver accolto le opere di Mariagrazia Pontorno e di Matteo “Ufocinque” Capobianco, l’Usb Gallery si connette ora con Allegra Corbo, artista internazionale che dal 1996 espone in gallerie della scena di arte visionary underground e pop, ed in eventi di arte urbana con murales, grandi collage, stendardi, istallazioni. Origini milanesi, studi tra Ancona (è maestro d’arte in oreficeria presso l’Istituto Mannucci) e Bologna dove ha vissuto pienamente la fiorente realtà artistica degli anni ’90, la Corbo ha avuto un passato teatrale di primo piano, con compagnie quali la Societas Raffaello Sanzio, Le Dernier Cri di Marsiglia,i Mutoid Waste Company; attrice, scenografa teatrale, tecnico militante in rassegne che hanno fatto la storia del teatro anche nella nostra regione (tra cui il Festival Inteatro di Polverigi), come artista Allegra Corbo è nota al pubblico jesino quale autrice del murale ‘Occhio d’angelo’ nel soffitto della Stazione Ferrovia di Jesi e per la partecipazione al Festival Immacolata ideato dal Mac Manifestazioni Artistiche Contemporanee. Recentemente, ha firmato la colorata street parade “Selfie Soul Pride” nel primo festival del multietnico quartiere del Piano San Lazzaro ad Ancona; per molti anni, infine, è stata direttrice artistica del Festival Pop Up! Arte cntemporanea nello spazio Urbano, sempre a cura del Mac di Ancona.
In questi multiformi percorsi, l’artista ha maturato un immaginario poetico fortemente legati alle simbologie rituali, ai temi mitologici, agli archetipi della nascita e della morte, alle metamorfosi. Nei disegni e nelle installazioni in mostra in “Troglodyte in the totem” la prospettiva è quella di un’intima discesa dentro se stessi.
«Troglodyte in the totem – spiega Annalisa Filonzi – è una discesa al buio nel cuore della casa e di se stessi, alla ricerca del silenzio e del contatto con la propria storia e la propria origine, attraverso i segni dell’artista. Installazioni e disegni vanno scoperti dai visitatori creando un percorso personale, che si intreccia con le riflessioni dell’artista alla quale il contatto con la terra dello spazio espositivo suggerisce l’esperienza archetipa del tempo, del ricordo che passa attraverso il proprio corpo. E nel buio, quando si perde l’orientamento con i propri sensi, il dolore e l’amore della vita si mescolano, come dentro un utero, trasformando la caverna in racconto di donna e possibilità di rinascita nel seno della natura, come alle origini della storia dell’uomo».
Annalisa, perché Troglodyte?
«Riporta alla creazione, ad un tempo archetipo ed ancestrale, alle radici dell’uomo e e della natura, all’essere donna e alla creazione. Lo scopriremo poco a poco, al buio, camminando uno alla volta, tra volti di donna, ritratti, opere inedite»
Con Allegra Corbo riapri le porte della Usb Gallery. Perché questa scelta?
«Mi sento molto in sintonia con il suo immaginario di artista che mette insieme la sfera privata e quella pubblica. Per me l’arte è relazione, e nella sua opera vedo un’apertura profonda verso gli altri la generosità nell’entrare in relazione mettendo un gioco emozioni molto personali. Mi piace perché la sua è un’arte complessa, un’arte che si esprime attraverso segni ma non è descrittiva, la sua arte è simbolica e allude ad emozioni e ad una gioia di vivere che sono difficili da spiegare a che lei riesce a far intuire. Infine, la sua opera ha una cifra femminile, la vedo come una sacerdotessa che usa l’arte come un rituale per mostrarci una dimensione intima e profonda del nostro vivere».