JESI – Dallo Stadio Carotti, al Palatriccoli fino ai campetti di San Sebastiano, del Borgo Minonna e di San Marcello la notizia della scomparsa di Michele Pigliapoco è stata un pugno nello stomaco.
Michele era un amico per tutti, prima che un tifoso della sua Roma. Sempre sorridente, lo jesino, 34 anni tra poche settimane, si è spento l’altro giorno all’ospedale regionale di Torrette dove era ricoverato (leggi l’articolo). Gli amici lo ricordano così, per quel sorriso che sempre aveva nei riguardi dei genitori «Mirando e Antonella che hanno dedicato a te la loro vita» e per il fratello «sempre vicino come un amico e confidente». E poi continuano: «Un sorriso regalato a chi ti accompagnava praticando le molteplici attività sociali, sportive e nella tua vita quotidiana, il tuo sorriso che regalavi a nonno Ginesio che ti teneva la mano durante i pasti che si svolgevano in famiglia e poi a nonna Mariola sempre pronta ad accoglierti in quella che è stata la tua seconda casa. Un sorriso speciale che regalavi a nonna Italia e la sua famiglia. Il sorriso che portavi nella Tribuna dello Stadio Carotti di Jesi durante le partite della Jesina o al pala Triccoli durante quelle del Basket della Termoforgia e a San Sebastiano quando Mirando ti portava in panchina durante le sue partite di calcio con gli amatori, e poi la tua passione, il nuoto, dove gareggiavi e arrivavi sempre secondo e tutti te lo facevano notare e anche lì, tu, come risposta avevi un sorriso anche per loro».
Tantissimi si stringono ai suoi familiari. «Ci hai insegnato come può essere bella la vita se presa con lo spirito giusto, con un sorriso sempre per tutti! Quello che portavi anche quando andavi in giro per Jesi con Mirando e Antonella, o Nicola. Domani quando saremo con te per darci un arrivederci, vorrai vedere solo gente che sorride e che sarai felicissimo di farlo anche tu come ci hai insegnato in tutti questi anni».
Commosso il ricordo del San Marcello Calcio. «A fare del calcio dilettantistico un elemento insostituibile per tanti di noi sono a volte cose piccole, minime, che però ripetute nel tempo diventano sentimenti irrinunciabili. Piccoli riti che fanno comunità, gruppo, famiglia, appartenenza. A San Marcello ce n’era uno da undici anni a questa parte, il copione sempre lo stesso. Partita iniziata da 10-15 minuti, gli arrivi alla spicciolata dei ritardatari, e poi una frase che dall’ingresso del campo arrivava netta e forte a tutti: “Gioca Leo???”. Eccome se Leo giocava…e come giocava (e gioca). Qualche volta in quei 10-15 minuti magari segnava pure, e allora c’era il commento di sottolineatura: “E’ forte Leo!”. Ora questo piccolo rito vivrà nel ricordo che sempre avremo di te, sorridente e gioioso come eri tu. Ciao grande Michi».