CASTELPLANIO – Erano tutti ben disposti, come una piccola orchestra. E accanto ai ragazzini dell’indirizzo musicale coordinati dall’insegnante Denise Biga, armati dei loro flauti, c’erano anche violini, chitarre e un piano di quegli studenti che per hobby extrascolastico hanno la musica. Tutti insieme a suonare e cantare l’Inno di Mameli. Un’accoglienza in grande stile quella che due classi terze della scuola media statale “Enrico Fermi” di Castelplanio (facente parte del Comprensivo “Carlo Urbani” diretto dal Dirigente scolastico Vincenzo Moretti) hanno riservato all’Arma dei Carabinieri. Infatti, il comandante della Compagnia di Jesi Maggiore Simone Vergari, accompagnato dal comandante della Stazione di Castelplanio luogotenente Marco Bauco, hanno fatto visita agli studenti per una speciale lezione di legalità. Un progetto bello e utile, “Cultura della legalità” promosso dall’Arma dei Carabinieri negli istituti scolastici del territorio.
Il Maggiore ha tenuto banco di fronte agli occhietti curiosi di 38 ragazzini, per lo più 14enni, che lo hanno tempestato di domande in un simpatico interrogatorio al contrario. La “lezione” – resa possibile grazie al coordinamento della professoressa Beatrice Nicolini, referente del progetto legalità – ha toccato molti aspetti e si è snodata in due intense e profonde ore. «Legalità è la capacità di sapersi comportare bene e discernere il bene dal male», ha detto in apertura il comandante Vergari, chiedendo poi ai suoi piccoli interlocutori quali fossero i loro modelli. Tante risposte, tra cui la famiglia, i genitori, l’allenatore e gli amici. Ma l’ufficiale ha subito colto l’assist: «la famiglia è un modello da seguire, ma gli amici bisogna fare attenzione – ha spiegato – perché spesso non sono in grado di fare la cosa giusta e possono portarvi sulla cattiva strada. Pensiamo alla favola di Collodi, a Pinocchio. Lo sapete che è stato arrestato dai Carabinieri? Ecco, è stato arrestato perché ha scelto i modelli sbagliati, le cattive compagnie, che gli hanno fatto fare cose non legali. Ma chi lo ha salvato? Suo padre. Ecco il modello da seguire». Parlando più da genitore che da militare, il comandante della Compagnia ha poi toccato un tema caldo alla generazione Z: Internet, suggerendo come le chat, i social, la tecnologia in generale possano essere utili ma anche rischiosi. «Scaricati i cellulari, chiuse le chat e disconnesso Internet è la persona, con il suo valore, che rimane, per questo dovete puntare su voi stessi e sulla vostra vita reale».
Vita reale, quindi futuro. Una domanda su come si immaginavano da grandi, quali sogni o aspirazioni vorrebbero perseguire. E dai banchi ne sono uscite di ogni, dall’avvocato all’insegnante, dalla velina al calciatore e persino carabiniere. «Non dovete sporcarvi la fedina penale perché anche quella che oggi vi sembra una sciocchezza potrebbe pregiudicare un domani l’ammissione a un concorso o abbassare un punteggio importante – ha spiegato – da qui, l’invito a investire su voi stessi e sui vostri progetti futuri. Avete il tempo per raggiungere la meta senza commettere errori, facendo riferimento ai modelli giusti come i vostri genitori, ma anche chiedendo informazioni e aiuto laddove ne abbiate bisogno, e per questo ci siamo noi Carabinieri, c’è sempre il 112». Notando quanti sguardi furbacchioni lo scrutavano magari con la domandina scomoda in canna, l’ufficiale ha giocato d’anticipo sulla furbizia. «Se non è associata all’intelligenza è controproducente – ha aggiunto – è fondamentale aspettare il proprio tempo, non abbiate fretta di bruciare le tappe pensando di essere più furbi degli altri». Poi qualche consiglio pratico, visto che le statistiche sul consumo di alcol e droga parlano di un preoccupante abbassamento dell’età dei consumatori. E proprio il contrasto al consumo e allo spaccio di stupefacenti, soprattutto tra i giovani, è una delle mission prioritarie dell’Arma dei Carabinieri. «State lontani dalla droga perché danneggia in modo irreversibile. State lontani da chiunque vi voglia portare su questa cattiva strada», ha spiegato ancora aggiungendo che il concetto di legalità ruota anche attorno alla generosità e all’altruismo. «La cultura della legalità è una invenzione, ma la legalità è una scoperta e noi tutti dobbiamo far parte del cerchio della legalità mantenendoci altruisti e generosi. Solo così sapremo ben riconoscere ciò che è giusto, per noi e per gli altri, da ciò che è sbagliato». Una chiacchierata, più che una lezione, a cuore aperto quella del Maggiore Vergari che ha ricevuto il plauso e la totale attenzione dei 38 alunni per ben due ore.