JESI – Era molto tempo che subiva in silenzio i maltrattamenti continui di quel marito-padrone, che tra le mura domestiche picchiava, minacciava e offendeva la moglie. Una sequela di violenze, non solo fisiche ma anche psicologiche, con offese pesanti alla dignità della poveretta, atti di disprezzo che avevano provocato nella donna un senso di prostrazione morale e fisica. Si stava annullando in quella condizione, fino a quando un angelo in camice bianco non le ha teso la mano della salvezza e in quella mano, lei ha ritrovato la fiducia nelle persone e il coraggio necessario per riprendersi la vita.
Protagonista di questa brutta storia è una coppia originaria del Bangladesh che abita a Jesi. Sebbene i maltrattamenti cui il marito sottoponeva la moglie andassero avanti da molto tempo, lei non aveva trovato il coraggio di ribellarsi. Fino a quando, trovandosi ricoverata in ospedale, nel parlare con un medico si è confidata su quanto le accadeva. E da lì, è scattato il “Codice rosso”, la legge del 19 luglio 2019 con cui vengono tutelare le donne e i soggetti deboli vittime di violenze, atti persecutori e maltrattamenti. Agli agenti veniva segnalata la situazione di una donna in grave stato di disagio per problemi connessi alla convivenza con suo marito.
L’attività investigativa – coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona – ha permesso di raccogliere informazioni circa i maltrattamenti subiti dalla donna all’interno delle mura domestiche: lesioni, percosse, ingiurie, minacce e molteplici atti di disprezzo e di offesa alla dignità, tali da provocare nella vittima un profondo senso di prostrazione morale e fisica. Ma sembra che la poverina non avesse mai denunciato il marito, era troppo spaventata. Ma, esasperata dai comportamenti e dalle azioni del marito, dopo il ricovero presso una struttura sanitaria, aveva chiesto aiuto ai medici che si erano presi cura di lei. Di qui la segnalazione all’Autorità Giudiziaria che delegava la Polizia di Stato allo svolgimento delle indagini.
La vittima è stata quindi messa in protezione in una struttura designata dai Servizi Sociali, mentre l’uomo è stato raggiunto nel domicilio coniugale dagli operatori della Polizia di Stato, che gli applicavano il provvedimento di allontanamento, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Ancona.
Questa mattina, la Polizia di Stato gli ha anche notificato la misura del divieto di avvicinamento alla moglie, che potrà dunque essere libera, se vorrà, di tornare a casa. La Questura di Ancona sottolinea in una nota come «la corretta sinergia tra tutti gli uffici presenti sul territorio (Polizia di Stato, Asur, Autorità Giudiziaria) ha assicurato la tempestiva risposta in termini di sicurezza ed efficacia dell’intervento, a tutela delle donne ed in generale delle possibili vittime di violenza, a cui la Polizia di Stato esprime vicinanza e disponibilità assoluta, rammentando che una via di uscita c’è sempre e che le donne non sono sole nel loro percorso di emancipazione dalla sofferenza e dai maltrattamenti».