JESI – «Con una pronuncia del Tribunale di Ancona, i Ministeri dell’Interno e dell’Economia sono stati condannati a corrispondere al Comune di Jesi 431mila euro quali somme indebitamente trattenute dai trasferimenti statali dovuti per l’Ici».
A dirlo l’amministrazione comunale jesina che spiega la vicenda.
Il caso riguarda il trasferimento erariale disposto ai singoli Comuni e previsti dalla legge per bilanciare il minor gettito Ici legato ai fabbricati industriali e ad altre attività produttive. Era accaduto infatti che, a partire dalla metà degli anni Novanta, i proprietari di tali immobili – beneficiando della facoltà concessa dalla legge di autodeterminare la rendita catastale – avevano avuto la possibilità di diminuire la propria base imponibile per il pagamento dell’Ici (rispetto al valore contabile fino a quel momento utilizzato), con conseguente minore introito per i Comuni.
In un primo momento questo minore gettito era stato compensato dallo Stato attraverso appositi trasferimenti erariali ai Comuni. Dal 2001 e fino al 2009, invece, con l’introduzione di una nuova legge e una restrittiva interpretazione della stessa, tali trasferimenti sono stati significativamente ridotti.
«Il Comune di Jesi, insieme ad un altro centinaio di Comuni in tutta Italia, ha ritenuto non corretta l’interpretazione della legge. Fatti dunque tutti gli accertamenti previsti, che evidenziavano il mancato introito di 431mila euro complessive, e non ottenendo alcuna restituzione del denaro, nel 2016 il Comune di Jesi ha trasmesso al Ministero dell’Interno una diffida con richiesta di reintegro delle somme, senza ottenere ancora una volta risposta.
Ne è scaturita l’inevitabile azione legale al Tribunale di Ancona che, con sentenza pubblicata ieri (13 novembre) ha condannato i Ministeri dell’Interno e dell’Economia al pagamento di quanto dovuto, maggiorato degli interessi e delle spese legali.
Le risorse, che rimpingueranno la parte corrente di bilancio, saranno utilizzate dall’amministrazione comunale per finanziarie manutenzioni di strade, marciapiedi e aree pubbliche».