Jesi-Fabriano

Mancetta o scherzetto?

Si accende lo scontro sul premio produttività pagato ai dipendenti comunali. «Anticipo elettorale coi soldi pubblici» attaccano Pirani e Lucaboni. «Prassi saldarlo entro giugno, se si vorrà tornare a pagarlo in ritardo, facciano pure» replica Bacci

Atrio del comune di Jesi
Atrio del comune di Jesi

JESI – «L’amministrazione uscente dà “mancette elettorali” coi soldi pubblici anticipando il premio di produttività ai dipendenti» è l’affondo di Osvaldo Pirani. «Il candidato del Pd dimostra di conoscere a malapena il funzionamento di un Comune» è la replica di Massimo Bacci. E così intorno al riconoscimento economico erogato al personale di piazza Indipendenza si accende lo scontro del giorno, nel quale si inserisce anche l’altro candidato a sindaco Massimiliano Lucaboni, in una campagna elettorale i cui toni cominciano a farsi aspri.

«Quest’anno- afferma il candidato di Pd e Jesi Sostenibile Osvaldo Pirani- i dipendenti del Comune hanno già ricevuto il premio di produttività che solitamente non viene mai versato prima di fine anno. Soldi, tra l’altro, messi in busta paga senza prima mostrare ai lavoratori la scheda di valutazione, snaturando così il senso stesso di questo assegno, la cui entità varia a seconda della qualità del lavoro svolto. Senza la valutazione, il dipendente non sa qual è il giudizio sul suo operato e non conosce i parametri in base ai quali viene premiato (sia mai che, di fronte ad un giudizio negativo, ovvero di fronte ad un assegno più “leggero”, il dipendente possa decidere di votare per qualcun altro…)». Pirani ne trae la conclusione: «Versati così, questi soldi assomigliano tanto ad una mancetta elettorale elargita (con soldi pubblici) dal padrone della bottega per accattivarsi la simpatia dei dipendenti. Ma si sa, l’aria di campagna elettorale smuove Bacci, che tra un asfalto fresco e una potatura, pare abbia pure trovato il coraggio per andare a parlare con l’Erap sulla questione della torre. Finalmente! Insomma il sindaco contabile è tornato in forma proprio come 5 anni fa, quando prometteva tuoni e fulmini contro i proprietari dell’ex zuccherificio, salvo poi stendergli il tappeto rosso una volta conquistata la poltrona».

Massimo Bacci (Jesinsieme, Insieme Civico, Patto per Jesi, Jesiamo) raccoglie la sfida e contrattacca: «La “mancetta elettorale” citata dal candidato del Pd, che dimostra ancora una volta di conoscere a malapena il funzionamento di un Comune, è semplicemente il riconoscimento ai dipendenti del lavoro svolto (chiamato “premio di produttività”), che per prassi viene saldato entro il mese di giugno. L’anno scorso, ad esempio, è slittato di qualche mese perché abbiamo dovuto ricostituire integralmente il fondo al fine di evitare che gli stessi lavoratori del Comune dovessero restituire i soldi percepiti. Un’operazione che doveva essere fatta da almeno venti anni. Questo è quanto è stato fatto. Se poi il candidato Pd vorrà muoversi diversamente, cioè tornare a pagare la produttività con notevole ritardo e cifre di gran lunga minori, sarà libero di farlo». Quindi l’assalto: «Mi auguro solo che tutta questa attenzione nei miei confronti e questo impegno profuso per la campagna elettorale non lo distolgano da questioni ben più rilevanti per i cittadini, come ad esempio le liste d’attesa in sanità, sulle quali, in veste di primario di Radiologia nonché titolare di studio medico privato, potrebbe intervenire con efficacia. Crediamo infatti che i bisogni delle persone siano molto più importanti dei “numeri” elettorali».

Sulla questione del premio, dice la sua Massimiliano Lucaboni (Libera Azione): «Veniamo a conoscenza che il nostro Sindaco dà con ben sette mesi di anticipo il premio di produttività per tutti i dipendenti comunali, al di là se meritato o meno. Mille e trecento euro o giù di lì. Al di là del fatto che chi ha reso merita, pagare con questo anticipo cosa è se non una sorta di dare- avere tra sindaci e pubblici dipendenti? Ricordo che anni fa una cosa del genere venne tentata da Amato ma vinse comunque Berlusconi. Pensare che con le elemosine elettorali si possa vincere è come credere che asfaltare le strade a un mese dalle elezioni porti consensi. Un po’ tardivo