Jesi-Fabriano

Marta Tacconi: il teatro lirico, il cabaret e un libro

Dal Conservatorio di Pesaro all'incontro con gli Onafifetti, Marta Tacconi si racconta. Ieri sera (15 settembre) al Circolo Cittadino la presentazione del suo primo libro "La Voix humaine - Dal monologo di Jean Cocteau alla musica di Francis Poulenc"

Marta Tacconi

JESI – Presentato ieri pomeriggio al Circolo Cittadino di Jesi il primo libro della pianista Marta Tacconi, jesina classe 1987. Una serata originale che ha visto protagonisti Giovanni Filosa e Mario Sardella nei panni dei narratori, attori e cabarettisti, il soprano Chiara Moschini e ovviamente la stessa Tacconi al pianoforte.

“La voix humaine-Dal monologo di Jean Cocteau alla musica di Francis Poulenc” è il titolo dell’opera che la giovane musicista ha presentato al grande pubblico.

Marta, hai tagliato il cordone ombelicale con gli Onanfifetti e hai spiccato il volo con questo libro?
«In un certo senso sì – sorride – l’incontro con gli Onafifetti è stato importantissimo. Tengo molto anche a questo libro che è uno studio unico di questa opera».

Cominciamo dall’inizio: quando è scattata la scintilla tra te ed il trio Sardella, Filosa, Memè?
«In occasione di un Federichino d’Oro: io eseguivo pezzi classici al piano e loro facevano cabaret. È stato un notarsi reciproco: sono rimasta molto colpita da loro che erano in cerca di un pianista e così è nata la collaborazione che ormai dura da circa 7 anni».

Come sei arrivata a scrivere questo libro?
«Mi è sempre piaciuto scrivere, è una passione che in questo caso si è trasformata in lavoro. Nel 2016 mi sono iscritta al Conservatorio per la specialista in Korrepetitor e per la tesi di laurea avevo a disposizione l’Auditorium di Santa Cecilia di Roma e così per la tesi ho deciso di allestire un’opera. Il relatore era Guido Zaccagnini che mi ha sostenuta in questo progetto».

Il libro, dicevi, è uno studio unico?
«Sì, perché è l’analisi del libretto e della partitura musicale de “La Voix humaine” di Jean Cocteau che nasce come monologo e poi viene musicato. Il libro è un copione teatrale: dal punto di vista del musicista non c’è nessuno studio di quest’opera, nel libro inoltre fingo di essere una giornalista che intervista Jean Cocteau, ormai prossimo alla morte».