JESI – “Victory is a Fake Win”. Ovvero, parafrasandolo un po’, la vittoria è una vincita fittizia. Nasce proprio dalla contrapposizione – fra paura e speranza, fra amore e disperazione, fra passato e futuro – il nuovo lavoro dei Martin Kleid (pagina Facebook). Un intenso secondo album, dopo il fortunato “8 Lights”, che strizza l’occhio a differenti sonorità e sperimentali atmosfere, muovendosi con audace discrezione dalla new wave, al pop, dal dark fino alla dance. Un disco che oltrepassa muri, dando forma e armonia a turbamenti interiori che si scontrano fra loro, uscendone mutati. Ma senza mai abbandonare quell’incedere onirico ormai divenuto marchio di fabbrica del gruppo jesino. Musica elettronica e rock di stampo britannico, le “radici” da cui tutto è partito, fanno perciò solo da sfondo alle poliedriche visioni melodiche di Sasha Polita (vocals, synth, programming), Claudio Santoni (guitar, synth), Francesco Pellegrinelli (bass guitar) e Michele Bellagamba (drums, programming).
Un disco – Victory is a Fake Win – uscito lo scorso 20 ottobre e sospinto dal singolo Grey, il secondo estratto dall’album dopo “First Time”, il cui video è online. «Il brano, dall’anima malinconica, parla di divisione, degli ostacoli che incontriamo nel raggiungere quello che desideriamo – spiegano i Martin Kleid -. In particolare, la canzone racconta di una storia d’amore a distanza fra un ragazzo e una ragazza divisi dal muro di Berlino che vivono nella speranza di potersi finalmente riavvicinare».
Cosa rappresenta il grigio per voi?
«Il grigio – evidenziano i Martin Kleid – rappresenta i turbamenti interiori con i quali dobbiamo lottare prima di prendere una determinata decisione, le varie possibilità di scelta che abbiamo nella vita. Rappresenta quel momento in cui si ha paura di tornare indietro ma anche di andare avanti».
Colori in lotta contro il bianco e nero, sentimenti che, scontrandosi, si incontrano. Cosa volevate “immortalare” con questo video?
«Con il video si è voluta immortalare la lotta interiore dell’individuo con le proprie paure. Il televisore al collo rappresenta il peso del proprio passato che non si dimentica, con il quale dobbiamo necessariamente convivere e che tiene immobile il protagonista. Durante il video, il protagonista cerca di liberarsi del televisore e quindi delle proprie paure».
Perché “Victory is a Fake Win”?
«Cosi come tutti i brani parlano di contrasti e contrapposizioni, anche il titolo preso dal brano Ground Pillow è una contrapposizione. Il disco è il risultato di un lavoro introspettivo che scende nel profondo delle diverse personalità dei componenti della band. Scava nel loro intimo e porta alla luce sentimenti come gioia, amore, paura e speranza. L’album è espressione delle differenti storie dei quattro musicisti, concretizzate e trasformate in tracce sonore. L’esperimento è riuscito. Mai come ora le canzoni dell’album portano la firma e le impronte dei quattro Martin Kleid. Proprio come in ogni unione, trovare l’armonia tra diverse personalità in un unico ambiente non è semplice ma, quando questo avviene, il risultato è quasi magico. Le canzoni sono ricche di energia, il suono è puro e potente, le sfumature molteplici e sorprendenti. Gli stessi Martin Kleid, dopo questa appagante esperienza musicale e di vita, hanno deciso momentaneamente di lavorare su progetti indipendenti dal gruppo».
Ci sono insomma, in queste note, i vostri vissuti, il presente, e la strada che ciascuno di voi sta intraprendendo, non solo dal punto di vista musicale..
«Nel nuovo album “Victory Is A Fake Win” la band ha sperimentato a fondo le sonorità che più hanno influenzato le vite dei singoli musicisti. Nel disco si passa da brani sognanti dal sapore più rock (Deja Vu, First Time), a sperimentali forme elettroniche (In Silence, Happy Holiday), passando attraverso atmosfere dark che rievocano la New Wave anni ‘80 (Ground Pillow, Soldiers Of Trains), trasformandosi in dolci ballate (Grey), fino al pop e alla dance che strizzano l’occhio al funk (Angels, Love Is A Fearful)».
Il vostro è un sound molto particolare, onirico e malinconico, quali sono le vostre influenze? C’è anche un po’ di Jesi nelle vostre note?
«Anche se il nostro è un sound più nord europeo credo sia normale che nelle nostre note siano presenti le città in cui siamo nati. Quando abbiamo scritto le canzoni non abbiamo mai pensato concretamente a Jesi e non ci sono versi che direttamente la richiamino ma alla fine le nostre personalità dipendono molto dai nostri luoghi di origine, quindi si, un po’ di Jesi c è sicuramente».
Cos’è l’arte per i Martin Kleid?
«L’arte è tutto ciò che genera un’emozione. Scrivere questo disco è stato un lavoro molto lungo, un percorso non solo musicale ma anche e soprattutto personale e proprio perché abbiamo affrontato e toccato molti aspetti personali della nostra vita questo disco è per noi un’emozione pura. Speriamo lo sia anche per gli ascoltatori».
Per ascoltarlo:
iTunes: https://goo.gl/qrpzUu
Spotify: https://goo.gl/dVTE2E