CUPRAMONTANA – Il maresciallo dei Carabinieri, Luca Martarelli, comandante della Stazione di Cupramontana, esce dall’uliveto dove Mariya si è uccisa, e si avvicina al nastro bianco e rosso di contenimento, steso da parte a parte sulla strada, dove si affollano gente comune, giornalisti, fotografi.
«Dov’è Francesco?» chiede. Il fidanzato di Mariya era lì, pochi minuti prima. Occhiali scuri, volto spaesato. Poi era tornato indietro infilandosi in un’autovettura ferma lì vicino.
«Ditegli che non è il caso, ora, che la veda…» dice il militare.
Poi ci ripensa. Vuole andare da lui. E lo raggiunge nell’auto bianca dove il ragazzo è seduto sui sedili posteriori.
«Francesco mi dispiace – gli dice il maresciallo -, purtroppo è andata così… vai dalla mamma adesso, non stare qui, vai a confortarla».
«Siamo tutti addolorati. Una ragazza così giovane…».
Lorenzo Mazzieri, referente provinciale della Protezione Civile, ha negli occhi una tristezza infinita. Va e viene dall’uliveto della Romita.
«In campo c’erano 60 volontari con quattro squadre del Gruppo Cinofilo di Jesi della Protezione Civile – spiega – ce l’abbiamo messa tutta ma non immaginavano potesse, purtroppo, finire così».