Jesi-Fabriano

Monte Roberto: la tempra di nonna Irma, a 103 anni sconfigge il Covid

Tutta la sua famiglia è stata contagiata: con amore e coraggio hanno affrontato la terapia a casa. Tutti negativi dal 7 dicembre

Nonna Irma Archetti 103 anni ha sconfitto il Covid

MONTE ROBERTO- Un’intera famiglia contagiata dal Covid-19 e una lotta di speranza, amore e unità familiare per sconfiggere il temibile virus. Nelle pagine difficili dedicate alla pandemia e ai contagi, finalmente una in cui raccontare di una bella storia a lieto fine.

La protagonista è una nonnina dalla tempra d’acciaio, Irma Archetti, classe 1917. L’arzilla nonnina, che con i suoi 103 anni ha vissuto la prima e la seconda guerra mondiale, l’epidemia di influenza Spagnola del 1918, il dopoguerra e tante difficoltà, ora ha anche affrontato e vinto la pandemia Covid, più forte di tutto anche del tempo. Il segreto di tanta longevità e forza? Se ne esiste uno potremmo dire che si tratti dell’amore di cui la sua famiglia l’ha sempre circondata. Nonna Irma abita insieme al figlio Vincenzo Piccioni (80 anni) e alla moglie Maria Luisa (71). Adorata come una dea dell’antichità dal nipote Gianluca Piccioni (48 anni) dipendente pubblico, che è legatissimo alla sua cara nonna. Tutta la famiglia è stata contagiata dal virus. E insieme l’ha affrontato.

«Avevo più paura di tutti per nonna Irma – ci racconta il nipote, Gianluca Piccioni – invece ha la tempra della regina Elisabetta, indistruttibile. Un sollievo sapere che ha passato pure questa nella sua lunga vita». Il primo a manifestare i sintomi del Covid è stato proprio il nipote, che sebbene abiti a Castelbellino con la sua famiglia, andava spesso a visitare i genitori e la nonna per fare loro assistenza e dare una mano visto che la mamma è allettata per una frattura. «Ho iniziato ad avere i primi sintomi il 28 ottobre, il 30 mi sono sottoposto al tampone che è risultato positivo – spiega – i miei genitori hanno iniziato ad avere la sintomatologia classica della polmonite da Covid il 3 novembre, il tampone effettuato il 6 ha dato esito positivo. Nonna, che già soffre di pluripatologie respiratorie e cardiache, ha fatto il tampone il 5 novembre risultando anche lei positiva. Tutti contagiati insomma, un disastro».

La famiglia aveva necessità di assistenza e nessuno poteva andare da loro, allora il nipote ha pensato di fare da solo: si è trasferito a casa loro, per trascorrere lì la quarantena tutti insieme e darsi una mano a vicenda. «È stato un inferno – confessa – anche a livello psicologico, una prova durissima. Oltre all’infezione da Covid, ho convissuto con la paura che fosse troppo per nonna, alla sua età, temevo davvero che non ce l’avrebbe fatta. Il nostro medico di base mi aveva consigliato di ricoverarli tutti e tre in ospedale, ma io non ho voluto. Ho pensato che nelle loro condizioni in un reparto con altre persone malate non sarebbero stati assistiti come a casa. Ho deciso di pensarci io». Consapevole che è l’amore a fare la differenza, Gianluca ha preso una decisione forte di cui non si è mai pentito: curare i suoi affetti a casa, senza separarli.

Nonna Irma Archetti con il figlio Vincenzo Piccioni e la nuora Maria Luisa Fabbretti

Fondamentale per sostenere questa famiglia in lotta contro il nemico invisibile è stato l’aiuto del medico di base e dell’Usca (Unità speciale di continuità assistenziale). Una vicinanza non solo sanitaria ma anche umana costante. «Devo ringraziarli davvero – dice ancora Gianluca Piccioni – siamo riusciti a ottenere un piano terapeutico di ossigeno terapia a domicilio e soprattutto per nonna, è stato efficace. Il Covid si è manifestato per mamma e papà con febbre alta, spossatezza e polmoniti bilaterali, mentre per nonna niente febbre ma solo una tosse e una gravissima difficoltà respiratoria. Avevo così paura per nonna, mi alzavo ogni notte per andare a sentire se respirava. Invece grazie all’ossigeno terapia combinata con cortisone ed eparina, siamo riusciti a riportare il livello di saturazione su parametri accettabili. Un mese durissimo di quelli che ti segnano la vita – conclude Gianluca Piccioni – alla fine ne siamo usciti. Piano piano ci siamo negativizzati tutti. L’ultima è stata nonna, il cui tampone negativo è stato il 7 dicembre. A quel punto, l’8 dicembre, sono uscito da casa loro per tornare alla mia vita e al mio lavoro, una vera rinascita».